Calciopoli non vuole proprio finire più. Paolo Dondarini, ex arbitro pienamente assolto dalla giustizia sportiva e anche in Cassazione dalla giustizia penale, è tornato in tribunale in questi giorni. L’ex fischietto, infatti, ha querelato il pm Narducci, che condusse l’inchiesta tra il 2004 e il 2005 e fu anche pubblico ministero durante il processo tenutosi a Napoli.
In un libro pubblicato dallo stesso Narducci, si parla di Dondarini condannato per reati a lui mai contestati. Poiché il libro non è stato ritirato, né rettificato, l’ex arbitro ha deciso di adire le vie legali presso il tribunale di Bologna.
“È una causa civile – racconta a Tuttosport – perché su quel libro da lui scritto e pubblico, quello che lui, ironia della sorte, chiama la “vera storia” ci sono dei fatti assolutamente falsi. Insomma, non è la vera storia per quanto mi riguarda e vorrei che venisse corretta. Nel libro viene scritto che sono stato condannato in primo grado per associazione a delinquere e per 6 gare, di cui quattro però sono arbitrate da altri arbitri. Sul libro ha scritto dei reati di cui non mi ha nemmeno accusato in tribunale, adesso che oltretutto sono stato assolto completamente ho deciso che voglio ristabilire la verità anche qui”.
Durante il processo di Calciopoli, purtroppo, sono state tante le inesattezze su partite, protagonisti, date etc., ma ora Dondarini ha deciso che sia l’ora di mettere un punto alle falsità.
“E sono riusciti a scrivere cose non vere pure nel libro. Mi sembra doveroso ristabilire la verità. Nelle carte dell’inchiesta – prosegue l’ex arbitro – io venivo confuso con un osservatore in un’intercettazione. Cioè Moggi stava parlando con un’altra persona, ma quella conversazione era stata attribuita a me nella sentenza di primo grado che mi condannava. Inoltre mi veniva attributo l’annullamento di una rete durante Chievo-Fiorentina, una rete che non è stata mai segnata… In primo grado sono stato condannato per queste due ragioni. Per fortuna c’è stato modo di chiarire le cose in appello”.
Dondarini, poi, puntualizza di non essere alla ricerca di soldi o risarcimenti, ma di voler solo ristabilire la verità dei fatti, quella che è stata accertata in ultimo grado sia dalla giustizia sportiva, sia da quella penale.
“Non cerco vendetta o soldi, cerco la verità. Non ho neppure ipotizzato un risarcimento, lo lascio decidere eventualmente al giudice. A me interessa ristabilire la verità dopo averlo già fatto in sede legale. Ho trovato incredibile che un pm scrivesse un libro si un processo che non era ancora giunto al termine. Sono stati commessi errori grossolani nella vicenda Calciopoli, bisogna cercare di correggerli. Com’è andata la prima udienza? Sono stati sentiti come testimoni gli arbitri Rizzoli, Pieri e Bertini. Il 20 gennaio ci sarà Rocchi. Dopodiché vedremo cosa deciderà il giudice”.
Quanto alla Juve penalizzata da Calciopoli, Dondarini concorda con Capello: era una squadra di livello mondiale, nessuno l’avrebbe fermata.
“Concordo in pieno. Ho avuto la fortuna di vederli da vicino quei campioni, direttamente dal campo ed erano straordinari, superiori e hanno vinto sempre con merito. Compreso un Mondiale…”, conclude.