Nel numero di oggi di ‘Tuttosport’, Alvaro Moretti e Guido Vaciago firmano un interessantissimo dossier sul processo farsa noto ai più con il nome di Calciopoli. Un articolo davvero ben fatto e all’interno del quale sono esposti prove alla mano tutti i perché sul crollo dei castelli dell’accusa, basati principalmente sui “si percepiva”, “si pensava”, “si diceva in giro”, “un amico di un guardalinee diceva che un amico di un arbitro pensava che…”.\r\n
Era il 20 gennaio 2009 si apriva il dibattimento del processo a Moggi più altri 23. Per l’Italia e il mondo Calciopoli era uno scandalo inequivocabile che aveva travolto la Juventus, e marginalmene altre squadre, nell’estate del 2006. Ascoltando per la seconda volta il teste Nucini, martedì s’è praticamente chiusa la fase dibattimentale, quella in cui si formano le prove nel contraddittorio. Le crepe nelle architravi della Cupola disegnata dai pm di Napoli (e su cui si appoggiò pedissequamente pure la Giustizia Sportiva) erano già evidenti con la sentenza Gea dell’8 gennaio 2009, ma in 26 mesi di testimonianze e perizie abbiamo scoperto un altro “mondo telefonico” e un’altra verità che non s’era voluta (o saputa) descrivere nelle informative.\r\n\r\nInsomma, Calciopoli è diventata un’altra cosa, udienza dopo udienza, nell’aula 216 della IX sezione del tribunale di Napoli, davanti alla giudice Casoria. E l’altra realtà, nascosta nelle telefonate di altri dirigenti non coinvolti, come quelli interisti (ma anche del Palermo, della Roma, dell’Udinese, del Chievo, del Brescia etc.), s’è palesata chiaramente, scarnificando l’indagine del colonnello Auricchio: il «sull’Inter non si indaga» (cfr. il teste Coppola), il rapporto con Baldini (che prefigura un «ribaltone»), la totale mancanza di prove o testimoni del taroccamento del sorteggio arbitrale, il traballante teorema delle ammonizioni crollato sotto i colpi delle statistiche e dei comunicati federali.\r\n\r\nA Napoli abbiamo capito, al netto delle sentenze, che Calciopoli è stata una grande ingiustizia. Perché – piaccia o non piaccia – telefonavano, regalavano, cenavano, chiedevano assistenti o arbitri in tanti (non Moggi, incredibile dictu), senza esclusive. Abbiamo scoperto che le schede svizzere erano intercettabili e che chi era intercettato dai giudici, era da anni pedinato e controllato dagli spioni Telecom o da Nucini. Insomma, a Napoli abbiamo scoperto che c’è anche un’altra verità, che non cancella la precedente, ma la trasforma. Lo capirà anche la Figc?
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