Calcio GP: tutti i pericoli dell’esposto Juve

Nel maggio 2010, quando ancora Andrea Agnelli doveva diventare presidente bianconero, Jean Claude Blanc firmava il cosiddetto esposto sulla revoca dello scudetto di cartone (unico gesto juventino della sua presidenza). In realtà dire che l’esposto chieda solo la revoca dello titolo 2006 assegnato alla seconda squadra di Milano è un po’ riduttivo. L’esposto, volendo, ha una portata molto più ampia e dirompente. Già, volendo. Ma a questo punto lo si vuole ancora (se mai lo si è voluto)?\r\nAndiamo con ordine. Ritrovatosi l’esposto il neo eletto presidente juventino ha ammesso che confidava molto nel buon esito dello stesso, tanto che fino alla fine dell’anno solare 2010 non perdeva occasione per pressare la FIGC ad una risposta nel merito. Apice di questo atteggiamento fu la frase «la nostra pazienza non è infinita». Poi, pian piano, l’atteggiamento di Andrea Agnelli è divenuto sempre più tiepido, arrivando dapprima a dire che di quella questione «se ne occupano gli avvocati» (primi mesi del 2011), e chiudendosi infine in un silenzio indecifrabile. Che gli siano bastate le rassicurazioni di Abete di poter dare una risposta entro il 30 giugno di quest’anno? O vi è dell’altro? Magari la “realcasa” lo ha richiamato all’ordine e quel fuocherello rancoroso che ardeva è stato soffocato dalla rappresentata esigenza di guardare avanti…\r\nMa torniamo ai contenuti dell’esposto. È vero che contiene la richiesta di revocare lo scudetto di cartone assegnato all’inter dall’allora commissario straordinario Guido Rossi, ma l’elemento più importante contenuto nell’esposto è la richiesta di parità di trattamento. Ora, può il superprocuratore limitarsi ad occupare solo della revoca di quello scudetto ignorando la contemporanea richiesta di pari trattamento? Il punto non è di secondaria importanza, perché dovendo dare una risposta su ciò, la FIGC non può, in caso di accoglimento delle richieste juventine, non agire doverosamente ex articolo 39 del CGS per le sentenze del 2006! Eccolo il trabocchetto – neanche troppo nascosto – che la società torinese inserì nell’esposto.\r\nAd Abete è stato certamente evidenziato questo aspetto, sarà per questo che a suo tempo si è premurato di chiarire che l’iniziativa del dottor Palazzi era svincolata dall’esposto juventino. Ed è certamente per questo che il principale sostenitore delle sentenze del 2006 (La Gazzetta dello Sport) ha cominciato già da qualche giorno a indorare la pillola di una possibile archiviazione. È chiaro che Abete non vuole rivedere calciopoli, ed è chiaro anche che da quel vicolo di via Solferino si intima che “quella revisione non s’ha da fare!”.\r\nA questo punto resta da verificare come sono maturati gli intenti di Andrea Agnelli; si accontenterà di veder semplicemente revocato il titolo dell’onestà ai nerazzurri? Pretenderà anche la parità di trattamento richiesta (cioè revisione ex art. 39 CGS), o si accontenterà del risultato minimo? E se neanche la revoca dovesse esserci?\r\nPresidente Agnelli, aspettiamo di capire quanto ancora ci tiene a quell’esposto. Ancora qualche giorno, poi lo spirare del 30 giugno ci dirà definitivamente che tipo di juventino è lei.\r\n\r\nCredits: CalcioGP, 27/06/11