I diritti di immagine, per i calciatori di alto lignaggio, sono spesso la chiave per ottenere introiti a volte anche superiori rispetto ai già lauti ingaggi. È proprio per questo motivo che non si contano coloro i quali hanno fondato società la cui mission è proprio quella di gestire al meglio – tramite contratti pubblicitari, merchandising, pubbliche relazioni e il controllo di altri rami aziendali – l’immagine non solo dell’atleta stesso ma anche di alcuni suoi colleghi. E queste società, poi, raccolgono una galassia di interessi.
Celeberrima è la Numberten che la leggenda giallorossa Francesco Totti ha fondato e gestisce assieme al fratello Riccardo: con sede operativa a Ostia e ufficio di rappresentanza a Roma, oltre al trademark “Francesco Totti 10” la Numberten gestisce anche il progetto delle Totti Soccer Schools. Come il romanista, anche Alessandro Del Piero ha fondato con il fratello Stefano (che ne è Amministratore unico, anche se le quote sono per il 90% del capitano bianconero e per il 10% del fratello) una società di sfruttamento dei diritti di immagine, la Edge, che ha sede a San Vendemiano, fattura all’incirca 4 milioni di euro l’anno e partecipa, ad esempio, anche al capitale di un distributore d’abbigliamento torinese. Anche se, ovviamente, il grosso del fatturato l’ha ottenuto grazie alle numerose campagne pubblicitarie di cui Del Piero è protagonista. Altri bianconeri hanno fondato società che gestiscono i diritti di immagine: Fabio Grosso è proprietario, assieme alla moglie, della srl Effegi, mentre Giorgio Chiellini si è messo in affari con il gemello Claudio, oggi suo procuratore, fondando nel 2008 la Twin group, con sede a Livorno.
Andrea Pirlo gestisce i diritti di immagine tramite la A.P. Sport Service che però, come vedremo, appare più una holding con un raggio d’azione molto vasto; Alberto Aquilani lo fa con la srl Acam mentre il capitano della Sampdoria Angelo Palombo è proprietario della Palo 17 srl, che da statuto si occupa anche di campagne pubblicitarie. E, così come De Rossi anche ha seguito l’esempio di Totti, Marco Borriello è diventato proprietario e amministratore unico della MB Communication, con sede a Milano.
La società di compravendita immobiliare è quasi un must del calciatore moderno. Magari non immune alle truffe (ne sa qualcosa Bobo Vieri, parte lesa nel 2008 di un “affare” che gli costò 2,5 milioni di euro), ma generalmente redditizio. Un investimento talmente trasversale che ne fa probabilmente il principale business di chi guadagna dando calci ad un pallone. Fabio Cannavaro, attraverso la sua Cma holding e servizi, controlla la srl Cma Immobiliare di cui è amministratore unico e che, in tutta Italia, può vantare un patrimonio di immobili stimato in circa 4 milioni, e la Margot srl, mentre i suoi ex compagni di club e Nazionale Alessandro Del Piero e Buffon sono proprietari rispettivamente della trevigiana Olympic e della massese Buffon e Co. Il business immobiliare piace anche Marco Materazzi, socio accomandante delle sas Madagida e Ventitré intestate alla moglie Daniela, i milanisti Zambrotta (che possiede la GiZa con sede a Como), Nesta (socio unico della romana Soto) e Pirlo, quest’ultimo attraverso la sua AP Sport Service (6 milioni di patrimonio immobiliare nel 2008), il romanista De Rossi (Gaia Immobiliare 2005). Poi ancora i doriani Palombo e Pazzini, Quagliarella e Ambrosini (che gestiscono le rispettive immobiliari assieme ai genitori), Alessandro Lucarelli la cui sas Mat Immobiliare ha sede nella casa di Livorno, quartiere Shangai, dove i fratelli sono cresciuti. Questo, solo per parlare dei più noti.\r\nIn realtà, c’è anche chi ha deciso di investire nel mattone partendo però dal primo stadio, quello dell’edilizia. È ad esempio il caso di Vincenzo Iaquinta, agevolato in questo anche dalla storia imprenditoriale del padre Giuseppe, titolare della reggiana Costruzioni Iaquinta srl di cui l’attaccante bianconero partecipa al capitale. Iaquinta, però, è anche socio della Champions Real Estate, immobiliare con sede a Padova e che ha come soci diversi calciatori come Sebastian Giovinco, Matteo Guardalben, Filippo Cristante, l’ex capitano dei Rangers Glasgow Lorenzo Amoruso e il procuratore Luca Pasqualin. Fra i costruttori, anche Sergio Pellissier (che è anche amministratore della Sercael, con sede a Pommier di Fenis) e il poker formato da Franco Brienza, Andrea Barzagli, Arturo Di Napoli e l’ex difensore, oggi procuratore, Pietro Accardi, fondatori e soci della impresa edile Bagd.
Agenzie di assicurazioni o autosaloni, le attività predilette di un tempo, non vanno più di moda. Il mondo è cambiato, il calcio pure e così, da quando gli ingaggi dei top player e anche solo di giocatori di discreto livello sono lievitati in maniera esponenziale, la coscienza finanziaria e le ambizioni dei protagonisti del pallone si sono evolute. Ecco allora che numerosi calciatori si sono scoperti imprenditori, creando di fatto una sorta di economia parallela che parte dai guadagni di campo e viene deviata in una variegata serie di attività imprenditoriali. Sono proprio le tracce di questi investimenti che Sky.it ha voluto seguire.
Se qualche anno fa fece scalpore la maxi-truffa che vide diversi calciatori illustri, fra cui Sebastiano Rossi, Billy Costacurta, Massimo Carrera ma soprattutto Roberto Baggio, perdere tutti i denari investiti in una fantomatica miniera di marmo nero in Perù (anche a causa della avvenuta prescrizione dell’inchiesta, nel 2006), allo stato dell’arte i campioni del pallone scelgono principalmente due vie, più sicure, per fare fruttare ulteriormente i propri guadagni. Particolarmente comune è la scelta di creare società ad hoc per gestire in proprio i proventi derivati dai diritti di immagine, attività in cui di frequente compagine fra soci e amministratori figurano i congiunti degli atleti: imprese familiari, le si potrebbero quasi chiamare. Poi, il mattone. Sono numerosissimi infatti i calciatori soci, quando non proprietari, di società immobiliari che hanno nella propria disponibilità un portafoglio di beni immobili non indifferente: il business del mattone è infatti trasversale fra i protagonisti della nostra serie A. Anche perché, oltre a chi si occupa di compravendita di beni propri, c’è chi ha scelto anche di investire nell’edilizia, dunque iniziando dallo step precedente.
Meno impegnativi, anche se spesso più a rischio (cifre minori, ma per investimenti meno garantiti), fra i calciatori vanno forte anche i settori della moda e della gestione di locali di intrattenimento e ristorazione. Ecco allora la proprietà di discoteche e pub che aprono, chiudono e passano di mano, a seconda dei trend del momento, o magari gli investimenti più bucolici, quelli nella produzione di vino o, come nel caso di Gattuso, negli allevamenti ittici. C’è poi chi sceglie vie meno battute dai colleghi, ma proprio per questo degne di nota: il caso di Andrea Pirlo (che, figlio di industriali dell’acciaio, ha deciso di investire nell’industria siderurgica) è particolarmente interessante, ma anche le scelte di Buffon – azionista della storica Zucchi – e Kaladze, che ha aperto una holding finanziaria per facilitare gli investimenti nella sua Georgia, non fanno altro che confermare l’assunto di base.
Ecco dunque il sistema del pallone nostrano – che già di suo rappresenta una delle industrie a più alto fatturato del paese (l’ottava, se si considera anche l’indotto, stando ai dati del 2008) – finire inevitabilmente per foraggiare, con maggiore o minore successo, anche altri comparti economici. Perché, per dirla alla De Gregori, i calciatori oggi, dopo avere “appeso le scarpe a qualche tipo di muro”, non si accontentano di trovarsi a ridere dentro a un bar. Nel loro futuro, e nel loro presente, vi sono ruoli consiliari, cariche amministrative, quote sociali.
Credits: Lorenzo Loghi per Sky.it
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