Buon compleanno Carlos Tevez, l’apache compie 39 anni: un vero 10 alla Juventus

Nonn è semplice descrivere a parole cosa è stato Carlos Tevez per la Juventus. Il modo più semplice per dirlo è l’uomo giusto al momento giusto: esattamente ciò di cui avevano bisogno. Arrivato quando il ciclo Juve era appena agli albori, ci ha messo del suo per portarlo avanti.

Un giocatore incontenibile, scatenato, un vero e proprio Apache. Questo era Carlos Tevez. In sole due stagioni alla Juventus si è guadagnato l’amore e la stima dei tifosi e quelli, nemmeno a dirlo, dureranno per sempre. In campo era inarrestabile, con la palla tra i piedi faceva magie, era l’uomo che alla Juventus mancava in quel momento.

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Carlito è stato anche il primo erede di Del Piero, il primo ad indossare la numero 10 dopo di lui.

Dal nulla all’olimpo, Torino è casa

Non ha avuto un’infanzia facile, Tevez. Cresciuto in Argentina in un quartiere malfamato ed estremamente pericoloso, ha sempre dovuto combattere per vivere e sopravvivere. Nella sua testa c’è sempre stato solo il pallone e dice che forse è stata proprio la sua infanzia a renderlo un battagliero anche in campo. Poi l’arrivo in Europa, la salvezza. Dapprima si trasferisce in Inghilterra dove gioca per il West Ham e, in seguito, in entrambe le sponde di Manchester. Ma, come lui stesso dice, è stato l’approdo a Torino che lo ha fatto sentire davvero a casa. Nella Juventus ha trovato una famiglia, un posto sicuro e una piazza che lo amava e lo amerà per sempre..

Con la 10 per merito fa sognare i bianconeri

Non è stato facile riassegnare la maglia numero 10 dopo l’addio di Del Piero ma, col senno di poi, non c’è stata scelta più giusta di quella di farla indossare a lui. Lui un 10 lo è e lo fa. In campo fa meraviglie, segna e fa sognare. Si può definire di un’altra categoria, non c’è nessuno come lui o che possa competere. In soli due anni ha segnato più di tanti giocatori che in bianconero ci sono stati il doppio del tempo. Ma non sono nemmeno tanto i gol che contano, sono lo stile, l’aggressività, la tecnica. Il suo modo di giocare in generale, senza paragoni.

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Alla fine l’unica cosa che si può dire è che il peccato è che siano stati solamente due anni. La storia d’amore è stata bellissima e, in fin dei conti, dargli la 10 è stata la decisione migliore mai presa riguardo quella maglia post Del Piero.