Interviste

Buffon allo scoperto: “Juve, fammi giocare un altro anno”

Gianluigi Buffon compirà 40 anni domenica, ma non sarà il suo ultimo compleanno da calciatore. O almeno così sembra, perché dopo voci, mezze smentite, dico-non dico, alla fine il capitano della Juventus è uscito allo scoperto. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, il numero uno ha ammesso di averci riflettuto bene e di voler continuare la carriera tra i pali per un’altra stagione. Ovviamente, la decisione è vincolata dal parere del presidente Andrea Agnelli (che sarà sicuramente positivo): “Nella vita nulla accade per caso – spiega Buffon – . La sosta mi ha fatto bene, mi ha inviato un messaggio chiaro, mi ha costretto a pensare. Oggi sento dentro di me un desiderio di competere anomalo per la mia età. Incontrerò presto il presidente Andrea Agnelli e ne parleremo”.

Insomma, anche in Szczesny deve cmonciare a serpeggiare quel sentimento che spinse Neto all’addio, ossia che la bandiera di SuperGigi non sarà ammainata così facilmente e che gli toccherà ancora per un’altra stagione un ruolo da comprimario? Lo stesso Buffon mette le mani avanti, sottolineando di capire bene quali siano le sue responsabilità. “Voglio il bene della squadra – continua il capitano della Juventus – , capire che tipo di vestito posso indossare, se la Juventus pensa che io possa essere ancora importante. Mi piacerebbe ma la soluzione migliore va trovata con la società. Dobbiamo costruire assieme, se possibile, un percorso logico e condiviso. Certo è che non voglio diventare un problema né per la Juve né per i miei compagni. Se sarei disposto ad accettare anche un’alternanza tra i pali con Szcsesny? Ho sempre dato spazio agli altri. Sono contento per lui. È un grande portiere e se dovessimo vincere il campionato gran parte del merito sarà suo. Come suo sarà il futuro”.

L’orientamento della dirigenza Juve è quello di dare carta bianca al numero uno, ma qualora dovesse arrivare un no a sorpresa, Buffon chiarisce subito che non prenderebbe in considerazione altre proposte, ma appenderebbe immediatamente i guantoni al chiodo. “La Juve o nulla. Se ricordo le critiche a Zoff quarantenne? Non voglio passare per un vecchiaccio che mente persino a sé stesso per aggrapparsi con le unghie e i denti al suo monumento e alla pagnotta. In questa stagione ho fatto un’imperfezione contro l’Atalanta e un errore su punizione con la Spagna. Ho giocato partite da fenomeno, altre normali, altre ancora magari modeste, eppure la Fifa mi ha premiato come il miglior portiere del 2017 – ricorda – . Mi sento come mi sentivo sei, sette anni fa”.

Buffon: “Mi vedo ct”

Un altro anno tra i pali, poi si vedrà: corteggiato dalla Figc e dalla Fifa, Buffon non ha ancora deciso quale sarà il suo ruolo nel calcio del futuro. “Qualche giorno fa ho chiesto consiglio a Lippi. Ci siamo sentiti al telefono. Prenditi un anno sabbatico, mi ha detto Marcello, guarda il mondo del calcio dall’esterno e con un po’ di distacco, cerca di capire che cosa ti interessa veramente. Ripeto: non cerco un porto sicuro, meglio avere addosso un po’ d’ansia. Ho sempre convissuto con la paura, invecchiando ho imparato a tenerla a bada, sono diventato più umile. Dopo, mi rimetterò a lavorare. Tutto qui.”

Il ruolo di allenatore non sembra allettarlo più di tanto, sarebbe un impegno quotidiano costante, troppo gravoso, ma la panchina di una nazionale ha un fascino particolare. “Se succederà non sarò l’allenatore di un club. Ho una compagna, tre figli che adoro e alle spalle ventotto anni di vita quotidiana organizzata dagli altri minuto dopo minuto. Vorrei prendermi il lusso della noia. Ci sono momenti nel quali desidero essere solo, ma solo solo. Mezze giornate mie in cui posso fare di tutto, durante le quali nulla mi è proibito. La panchina della Nazionale è vuota? Ecco, un incarico da ct non mi dispiacerebbe. È un impegno stimolante, con una responsabilità istituzionale e educativa. Rappresenti un paese intero. Unisci, non dividi. Se la mia è una candidatura per guidare l’Italia? No. Ho detto che mi piacerebbe fare il ct di nazionali – conclude – , non degli azzurri”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni