Buffon: “Chi gioca non smetterebbe mai, la depressione? Ecco la verità”
Gianluigi Buffon ospite di Maurizio Costanzo: il numero uno della Juventus ha parlato di presente, futuro, vita privata e perfino di Calciopoli
Gianluigi Buffon protagonista di un’intervista con Maurizio Costanzo che andrà in onda domani, giovedì 15 febbraio, su Canale 5. Il numero uno della Juventus conferma sostanzialmente di aver cambiato idea, di voler giocare ancora, anche con la nazionale, nonostante dopo la partita con la Svezia avesse annunciato l’addio. “Sì – ammette – , sono stati giorni molto difficili. Diciamo che io volevo chiudere la carriera con il Mondiale perché penso che poteva essere l’occasione più bella per ricordare e onorare la mia carriera. Sarebbe stata una passerella finale perfetta. Purtroppo non è andata così però penso anche che a 40 anni io debba fare determinate dichiarazioni perché è giusto fare un passo indietro, è anche una questione di sensibilità visto che sono sempre stato un punto di forza delle mie squadre e non vorrei mai diventare un peso. A 40 anni non lo devi più dire te ma gli altri”.
Prima di qualunque decisione ufficiale, però, bisognerà attendere il colloquio con Andrea Agnelli che a giudicare dalle parole del dg Beppe Marotta di ieri, sembra intenzionato a dargli carta bianca. “Non posso dire delle bugie o creare false aspettative o false illusioni. La verità – continua Buffon – è che mi devo incontrare con il presidente col quale abbiamo questo patto tra gentiluomini prima della fine del campionato. Ci incontreremo, faremo il punto della situazione e prenderemo la scelta definitiva. La verità è che un giocatore non smetterebbe mai di giocare”.
Tra le pagine nere della carriera di Buffon, c’è purtroppo anche il ricordo di Calciopoli, vicenda che ha portato alla sottrazione di due scudetti alla Juventus e allo stesso capitano bianconero. Senza dimenticare, ovviamente, anche il Calcioscommesse che si è rivelato più in ciclone mediatico che tutto il resto. “Mi ha fatto male. Non tanto, tantissimo. Perché sono stato gratuitamente infangato non una volta ma ben due volte e su un aspetto che per me è fondamentale, ossia la lealtà sportiva. Su quello proprio non transigo. La cosa che mi ha fatto soffrire di più è il calcioscommesse, senza ombra di dubbio. Sono state due vigliaccate mirate a uno sportivo e a un uomo che non se le meritava assolutamente. Non porto rancore nei confronti di nessuno – prosegue – , però se dovessi rivedere certe persone un pochino mi innervosirei…”.
Buffon: Alena, Ilaria e la depressione
Inevitabili le domande di Maurizio Costanzo sulla vita privata: nella sua vita ci sono stati due grandi amori e il primo risponde al nome di Alena Seredova, dalla quale si è separato qualche anno fa nonostante la presenza di due figli. “È una persona che ringrazierò, perché alla fine ho passato dieci anni veramente belli con lei e lei me li ha dedicati come penso di averglieli dedicati io. Poi abbiamo fatto due figli stupendi – continua – , molto educati e di quello gran parte del merito va a lei. Però penso che alla fine come in tutte le cose c’è un dare e un avere e io ho ricevuto tanto da lei, penso di aver dato tanto… e poi basta”.
Diverso, invece, il rapporto con l’attuale compagna, la giornalista Sky Ilaria D’Amico, dalla quale Buffon giura di non volersi separare per nessuna ragione al mondo fino alla fine dei suoi giorni. “Io penso che Ilaria sia veramente una donna speciale e secondo me il nostro rapporto è un qualcosa di straordinario e proprio per questo immagino che ci sarà una evoluzione in futuro e che durerà fino a che la morte non ci separerà”.
Infine, Costanzo ha toccato anche l’argomento depressione, un tunnel nel quale il numero uno della Juventus è finito suo malgrado e dal quale è uscito diversi anni fa. Perché nessuno è invincibile e anche i grandi campioni sono uomini come tutti gli altri. “Perché ci sono degli snodi nella vita, probabilmente nel momento in cui passi da giovane e superficiale a una dimensione di uomo un po’ più maturo, in cui devi fare i conti con dei buchi neri che fino a quel momento non hai preso in considerazione. E queste valutazioni ti fanno cadere in un limbo, in un’apatia che può sfociare nella depressione. Una cosa molto brutta, poi soprattutto per un carattere esuberante e gioioso come il mio. Il non riconoscersi – conclude Buffon – penso sia la peggiore delle cose…”.