Gianluigi Buffon è stato uno dei protagonisti assoluti della festa scudetto della Juventus. Al termine della partita col Crotone, il capitano bianconero ha prima sollevato al cielo la coppa del 6° tricolore consecutivo, poi l’ha portata in giro per il campo dello Stadium assieme ai suoi compagni.
Buffon però è andato anche oltre e quando dagli speaker dello stadio bianconero sono partiti i vecchi inni della Juventus, è andato sotto la curva per cantarli a squarciagola con i suoi tifosi.
Oggi, invece, il numero uno della Vecchia Signora, ha commentato tramite il quotidiano torinese ‘La Stampa’ l’ennesima impresa della sua grande carriera, rivendicando fortemente anche gli scudetti di Calciopoli.
“Abbiamo vinto. Di nuovo. Per la sesta volta consecutiva. Un record condiviso con Barza, Chiello, Leo, Stephan e Claudio: i vecchi del gruppo (vecchi si fa per dire naturalmente… eccezion fatta per Andrea, lui è vecchio davvero). Con il passare dei mesi, delle partite e dei successi, in tanti hanno parlato di vittoria annunciata, di strada spianata, di campionato in discesa, di manifesta superiorità. Non sono d’accordo. In questo sesto scudetto non c’è stato nulla di scontato, prevedibile o sicuro. Nessuno ci ha regalato nulla”.
“Sono sei scudetti consecutivi ma anche dieci in carriera – sottolinea SuperGigi – . Sì, dieci. Non mi vergogno a dirlo. Li ho vinti tutti. Sul campo. Accanto a campioni di cui, mentre scrivo, rivedo volti, fatica e sorrisi. La Federazione, Wikipedia o la Lega dicono che sono otto. Io non discuto arbitri, giudici e leggi. Ma nessuno può negarmi il diritto di sentirli tutti miei. Nessuna polemica quindi. Nessuna volontà di riaprire capitoli passati. Solo l’orgoglio per quanto ho costruito, vinto e conquistato sul campo. Mai solo. Sempre in squadra!”
“Un orgoglio che mi riporta all’estate 2006. Un’estate calda e frenetica. Un’estate di esodi comprensibili e non giudicabili. Ma anche un’estate di conferme e di voglia di cambiare la storia. Anzi, di scrivere la storia. Nessuno come noi. Nessuno prima di noi. Penso a Pavel, Alex, David, Camo… a me stesso. Scegliemmo insieme di rimanere per onorare una maglia, una società, un popolo di tifosi. Perdemmo tutti qualcosa per guadagnare dei beni non misurabili e non barattabili: il rispetto e l’affetto”.
“Senza tutti coloro che lavorano in campo e fuori dal campo (magari nell’ombra) per permettermi di dare il meglio, tutto questo non sarebbe possibile. E la cosa più incredibile è che tutto questo non è ancora finito”, conclude Buffon.