Bilanci di Serie A messi male. I club del nostro campionato stanno lavorando per la sostenibilità, ma è appesantita dalle perdite degli ultimi anni. Infatti, le big del campionato italiano hanno operato in perdita negli ultimi 10 anni, con un debito complessivo di oltre 3 miliardi di euro.
Ciò è dovuto in parte all’impatto di Covid, secondo i risultati dello strumento Football Strategy della società di consulenza PwC. Questo strumento aiuta i dirigenti delle società calcistiche a prendere decisioni strategiche misurando le prestazioni e gli investimenti finanziari, sportivi e di coinvolgimento dei tifosi.
Nello specifico, infatti, negli ultimi dieci bilanci, Inter, Milan e Roma si sono avvicinate a una perdita di un miliardo di euro. La Juventus se l’è cavata un po’ meglio, ma va sottolineato che mentre le performance, ad esempio, dei rossoneri sono migliorate negli ultimi anni, quelle di nerazzurri, giallorossi e bianconeri sono in calo. Basti pensare che i quattro peggiori bilanci della storia della Serie A sono stati realizzati nelle ultime tre stagioni tra Inter, Juventus e Roma.
Tra le altre big, invece, perdite minori nell’ultimo decennio per Napoli (-28,4 milioni a livello aggregato), Lazio (-21,1) e Fiorentina (-18,8 milioni). I partenopei, ad esempio, hanno chiuso quattro degli ultimi dieci esercizi in utile (gli ultimi tre consecutivi in rosso anche per l’effetto Covid) così come la Lazio (che invece ha chiuso gli ultimi quattro bilanci in perdita) mentre la Fiorentina ha chiuso tre bilanci negli ultimi dieci anni, tra cui l’ultimo per quasi 50 milioni grazie soprattutto alle plusvalenze derivanti dalle cessioni di Chiesa e Vlahovic alla Fiorentina.
Le prime sette squadre italiane hanno rappresentato circa il 60% di tutte le spese del calcio professionistico negli ultimi dieci anni, per un totale di circa 5,5 miliardi di euro.
La UEFA ha superato il problema del pareggio di bilancio con le nuove regole del Fair Play Finanziario; tuttavia, nei prossimi anni i club dovranno avvicinarsi alla sostenibilità, soprattutto per quanto riguarda i costi del personale, che rappresentano oltre il 70% dei ricavi delle squadre italiane di vertice.