Bernardeschi: “A 16 anni ho rischiato di smettere col calcio”
Federico Bernardeschi dalla Fiorentina alla Juventus: le parole del numero 33 bianconero, che torna anche sugli insulti subiti via social network dai tifosi viola
Federico Bernardeschi ha rilasciato oggi un’intervista al quotidiano torinese ‘La Stampa’. Il centravanti della Juventus ha ripercorso sostanzialmente le tappe della sua carriera, dai primi calci fino all’approdo in uno dei club più forti al mondo. “Quando ho capito di avere talento per il calcio? Da piccolino, ci ho sempre creduto. E ho fatto tanti sacrifici. È facile giudicare la vita di un calciatore: bellissima, ci mancherebbe, ma spesso sfugge quello che c’è dietro. Per anni sono andato avanti e indietro da Carrara a Firenze: prima con mamma in auto, poi in pulmino, poi in treno da solo”, racconta Bernardeschi.
Insomma, prima di arrivare alla fama e alla gloria è passato attraverso ostacoli importanti, come un problemino al cuore che per poco non lo ha costretto a smettere.
“Il momento peggiore? Avevo 16 anni – ricorda il numero 33 – e dovetti fermarmi sei mesi per un problema al cuore. Il ventricolo sinistro era più grosso di 8 millimetri, poi è rientrato tutto ma è stata dura: non avevano escluso che dovessi smettere. Con i primi guadagni cosa ho fatto? Firmato il primo contratto, ragazzino, sono andato a cena con i miei e ho pagato io”.
Il passaggio dalla Fiorentina alla Juventus è stato un salto importante per la sua carriera, peccato che ci siano stati i leoni da tastiera che hanno provato a rovinare tutto. Bernardeschi si è preso un bel po’ di insulti dagli haters tramite i social network, ma ha avuto il coraggio di reagire denunciando pubblicamente.
“Non l’ho fatto per me. Io sono fortunato. Ho pensato alle persone più fragili – sottolinea – , ai problemi che vivono, agli effetti talvolta tragici del cyberbullismo. Al giorno d’oggi, la gente attacca in modo gratuito sui social, non pensa alle conseguenze, è una moda assurda. Ho deciso di denunciare, il mio era un messaggio rivolto soprattutto ai giovani”.
Bernardeschi: dai viola alla Juve
Da Firenze a Torino cosa è cambiato? Praticamente tutto: alla Juventus si vive per la vittoria, 24 ore su 24:
“Che differenza ho trovato, arrivando alla Juventus? Soprattutto mentale: quando arrivi in una società programmata alla perfezione, con persone che lavorano per te 24 ore e non ti fanno mancare nulla, quando l’obiettivo comune è vincere il tuo obiettivo diventa un salto mentale. Ogni giorno bisogna fare un passo in più. Leader? In bianconero è diverso… Sono sereno, so che occorrono tempo e pazienza. Qui, prima di me, hanno vinto sei scudetti e giocato due finali di Champions – prosegue Bernardeschi – , sono nel club più titolato d’Italia ed è normale che un giovane debba apprendere, crescere, imparare. So di dover migliorare in tante cose, mi manca l’esperienza della Champions: ecco, qui impari a essere un giocatore di caratura internazionale, l’ultimo step per diventare un campione”.
Infine, una battuta su Juventus-Torino di Coppa Italia e sull’ossessione della Champions League.
“Derby di Coppa Italia? Ci teniamo a fare bene e andare avanti in ogni competizione. Le sfide con il Torino sono sempre emozionanti: siamo pronti. La Champions League un’ossessione per la Juventus? È un obiettivo dal fascino particolare, inseguito molto serenamente: vogliamo arrivare più lontano possibile”, conclude Bernardeschi.