Bergamo: “Ve lo dicevo che parlavo con tutti…”
«Le nuove intercettazioni? Non mi meraviglio: ho sempre detto pubblicamente che parlavo con tutti. Era il ruolo che avevo che mi imponeva di parlare con tutti i dirigenti che decidevano di chiamarmi. Il telefono me lo aveva dato la Federazione e il numero lo conoscevano tutti». \r\nPaolo Bergamo, intervistato dall’agenzia Ansa, non è per nulla sorpreso dalla pubblicazione delle telefonate intercorse tra la sua persona e i dirigenti nerazzurri. «Forse nessuno, quando lo dicevo, mi credeva. Mi hanno detto che c’è un’altra intercettazione dove io parlo al telefono con il presidente dell’Inter Massimo Moratti dopo una gara tra i nerazzurri e la Sampdoria. Entrambi facciamo i complimenti a Bertini. Ma lui non era quello che faceva parte della ‘cupolà pro Juve?. Con una battuta, alla toscana, dico che questa ‘cupolà faceva acqua da tutte le parti».\r\n Al di là di cosa succederà ora nel processo di Calciopoli, a Bergamo preme puntualizzare alcune cose sulla sua figura di designatore: «Da tutte le parti, primi fra tutti i media, in quel periodo chiedevano di cambiare la figura del designatore, di umanizzarla. Ed era quello che io iniziai a fare subito parlando con i dirigenti che mi chiamavano. Ma, come ha confermato anche il tenente colonnello Attilio Auricchio, non ho mai parlato con un arbitro o un assistente dopo una designazione».\r\nBergamo ricorda benissimo la decisione, «da me comunicata ai dirigenti di Milan e Inter», di inviare Gabriele e Palanca a dirigere le due squadre milanesi nelle gare di Coppa Italia. Palanca e Gabriele rientravano dopo un periodo di sospensione di sei mesi e avevano il morale sotto i tacchi. Visto che le designazioni per la Coppa Italia le facevo direttamente io, mi sembrò giusto cercare di aiutarli inviandoli ad arbitrare uno l’Inter e l’altro il Milan, spiegando i motivi della scelta alle due società. Era proprio il tentativo di umanizzare il mio ruolo».