Oliviero Beha è da sempre uo dei giornalisti più attenti agli scandali del calcio, e su tutti, in questi anni è stato uno dei più furenti combattenti per portare a galla la verità sul processo farsa di Calciopoli, un processo che “ha voluto colpire soltanto Luciano Moggi, come ha dichiarato lo stesso giornalista a ‘Tuttosport’.\r\n\r\nCALCIOPOLI 2\r\n«Conosco il calcio e le sue zone grigie, fatte di partite vendute e di arbitri che favoriscono una o l’altra squadra e posso affermare che di arbitri effettivamente “corrotti” ce ne sono pochi. Ci sono arbitri che vogliono fare carriera e per farla non possono che aiutare le grandi del momento. La Juventus se in quel momento è forte la Juventus, ma anche l’Inter, il Milan… Questa è la premessa numero uno».\r\n\r\nARBITRI CORROTTI? DIFFICILE PROVARLO\r\n«Le regole del calcio sono tali per cui è difficile smascherare la mascalzonaggine in modo certo. Quasi impossibile avere la pistola fumante, perché l’errore di un arbitro, così come di un giocatore, non si può scientificamente definire volontario. E, in fondo, proprio a questa indimostrabilità è legata la magnifica imprevedbilità del calcio, che ne rappresenta il fascino».\r\n\r\nMOGGI COLPITO PERCHE’ IL MIGLIORE\r\n«E’ chiaro che dell’articolo uno, inteso come della lealtà sportiva non gliene frega più niente a nessuno. La stessa parola lealtà o lo stesso concetto di etica sono anacronistici nel calcio, diventato una specie di franchigia etica, dove si sono mossi i protagonisti di questa vicenda. Moggi si muoveva “meglio” degli altri, aveva sviluppato un sistema più organizzato ed efficente, ma non è che gli altri se ne stavano con le mani in mano. Tutti volevano essere come Moggi, con lo stesso potere e la stessa organizzazione. Le nuove intercettazioni che colpevolmente sono state ignorate nel 2006 lo stanno dimostrando. Se lui era il “capo mafia”, come minimo esistevano altre cosche. E tutto questo con il beneplacito della Figc».