Il 15 maggio saranno cent’anni di Nazionale. L’11 giugno cominciano i Mondiali. Siamo i «vecchi» campioni, e siamo, soprattutto, campioni vecchi. La gratitudine è una brutta bestia, ne pagò il fio Enzo Bearzot in Messico, potrebbe pagarlo Marcello Lippi in Sud Africa. Meglio volare basso, di fronte all’ennesimo eccesso di zero, meglio non rimuginare la raffinata bellezza del gol di Robinho all’Irlanda del Trap. L’Italia di Cossu dopo la Under di Balotelli: piccole manovre crescono. Nulla di definitivo, infortuni ed emergenze smorzano censure e strilli. Nella classifica Fifa, l’Italia è quarta e il Camerun di Eto’o ventesimo. Montecarlo ha ospitato la Nazionale che non sarà, in attesa che venga «quel giorno»; e, magari, ritorni «quel gruppo».\r\nLa difesa a tre costituisce il pretesto che addobba i pruriti sperimentali di Lippi. Tutto fa brodo, come lo spirito guerriero di Chiellini, un gol annullato e un tackle da paura. I giochi, quelli veri, coinvolgono – come sempre – gli assenti. Dal Balotelli gregario di Rieti al passaporto di Amauri, con le sue corsie preferenziali e ambigue. Per tacere di Totti e Toni, di Gilardino e Camoranesi. Gente che scalpita e gente che no, ne farebbe volentieri a meno (Nesta).\r\nTre mesi per recuperare qualità. Non sono pochi; pochi sono, viceversa, gli elementi che potrebbero risolvere il problema. Totti, certo. Il guaio è che, a 33 anni, ne ha sempre una. Il Lippi bis non ha offerto calcio-champagne come al culmine del regno. Prendete la partita di ieri sera: fettine di Cossu e, nella ripresa, di Marchisio; grigliate di Bonucci, spiedini di Maggio. Morale della tavola: un buffet da sbadigli, con qualche tacchettata per tenere buoni i più invadenti (Eto’o, Song).\r\nFra Olanda, Svezia e Camerun abbiamo realizzato la miseria di un gol, con un difensore (Chiellini). Occasioni, rare. D’accordo, tutto il mondo è paese, ma oggi Brasile e Spagna sono di un altro pianeta. E l’Inghilterra, quasi.\r\n\r\ndi Roberto Beccantini per “La Stampa”