Arrivederci, Roma. L’impresa della Sampdoria riconsegna il primo posto all’Inter. Succede spesso, a Ranieri, di forare sul più bello. Lui, il domatore che nel derby aveva avuto il coraggio leonino di togliere Totti e De Rossi. Gol del capitano, doppietta di Pazzini, complice l’arte balistica di Cassano, fischiatissimo. La Roma si giocava il titolo; Del Neri, la zona Champions. I portieri e gli déi, questa volta, si sono astenuti e così, dopo 24 risultati utili, la Roma ha raccolto meno di quanto avesse seminato; in altre occasioni, viceversa, aveva accolto di più. Molto di più. Mancano tre giornate, e le rimonte (da meno 14, addirittura) costano. Scintille Vucinic-Perrotta, stanchezza, braccino corto: e mettiamoci pu- re le parate di Storari. Episodi da moviola: Cassano bloccato da una bandierina «invasiva», mano di Zauri.\r\nInter 73, Roma 71: non credo ad altre capriole. Mourinho ha isolato l’Inter anche dal caso Balotelli. Mercoledì, Barcellona; poi la finale di coppa e il finale di stagione. Può vincere tutto. Dipende dal destino e dai muscoli di Sneijder, rotella cruciale. Possibile che il Barça realizzi un paio di gol; difficile, vista la sua difesa, che l’Inter non ne segni almeno uno. Juventus-Bari mi ha ricordato Juventus-Cagliari. La squadra a pezzi ha sconfitto, di nuovo, la squadra in ferie. Linea di confine, Vincenzo Iaquinta. Colonna sonora, le scaramucce sulle gradinate e gli striscioni contro tutti, morti inclusi (che tristezza). Nella Juventus della grande illusione, Iaquinta era un punto fisso. Strada facendo, Amauri si è buttato via, Diego si è sgonfiato, Iaquinta si è rotto. Rieccolo: avvicenda Amauri, apre e chiude. Di esagerato, lo spogliarello: per così poco? Con i Mondiali alle porte, i tifosi, maliziosi, registrano i progressi di Cannavaro e il ritorno di «Iaqui» (da non confondere…). Se Lippi gongola, Camoranesi bolle: dopo la gomitata a Conti (da rosso), la «pettata» all’assistente di Gervasoni (da rosso): bene ha fatto Zaccheroni a ri- chiamarlo. L’ingresso di Candreva ha contribuito a orientare la sfida. La zona Champions, al di là del Napoli scavalcato, si agita sempre a sei lunghezze. Troppi. Sia chiaro, non cambia nulla: fallimento era, fallimento resta. L’importante sarà la rifondazione. Non si può più sbagliare.\r\nOggi, intanto, conosceremo le motivazioni dei tre anni a Giraudo (rito abbreviato, associazione a delinquere più frode sportiva) e domani, a Napoli, sarà il turno di Carlo Ancelotti. Carramba che sorprese. Alla periferia dei soliti noti, merita applausi la salvezza del Chievo: 44 punti, due in meno della Fiorentina, sconfitta nel faccia a faccia del Franchi. Campedelli, lui sì che se ne intende. Di Carlo si conferma un artigiano capace di mettersi in tasca fior di scienziati. Anche ieri, un rigore contro (parato da Sorrentino): dieci in tutto. E a favore? Due. Il meno otto di differenza costituisce un pugno nello stomaco della gestione Collina.\r\n\r\n(Di Roberto Beccantini per La Stampa)\r\n