Beccantini: “Juve, un mese per avvicinare l’Inter”

Siamo entrati nel mese del campionato. Si comincia sabato 28, difficile tradurre il «codice» del calendario che la Lega ha rubato alla Federazione, visto che molto dipenderà dagli stimoli superstiti a primavera. Meglio partire bene, che discorsi: con Spalletti, la Roma perse le prime due partite, e con Ranieri raccolse più punti di Mourinho ma finì seconda. L’avvio «felix» non è però un rilievo bipartisan, prova ne sia la Juventus di Ferrara, quattro vittorie consecutive e poi la fine che tutti sappiamo. Di solito, le stagioni post-Mondiali portano a esiti, se non proprio stravaganti, almeno singolari: nel 1983, la Roma prevalse sulla Juventus dei sei campioni del Mondo, il miglior francese (Platini) e il miglior polacco (Boniek); nel 1987, fu il turno del Napoli di Maradona a burlarsi delle gerarchie; nel 1991 la Sampdoria di Vialli e Mancini prese tutti in contropiede; nel ‘95, toccò alla prima Juventus della Triade scalzare il Milan di Boban e Savicevic; nel ‘99, favorito non era certo il Diavolo di Zaccheroni; soltanto nel 2003, con la Juve del secondo Lippi, si registrò un bis; Calciopoli, nel 2006, spazzò via la Triade e inaugurò la tirannia dell’Inter.\r\nL’Inter, già. Il passaggio da Mourinho a Benitez ricorda, a spanne, quello fra Sacchi e Capello e coinvolge il tema, caldissimo, degli allenatori. La scorsa stagione, le venti società di serie A ne ruotarono la bellezza di trentasette, a conferma di una caccia al risultato che spesso sfora nell’isteria. Undici panchine nuove, oltre il cinquanta per cento, un rilievo che deve far riflettere. Benitez ha il privilegio di governare la rosa più forte; Ranieri, il vantaggio della continuità. Allegri e Delneri dovranno inventarsi «pirati» ogni settimana, Milan e Juventus sono ancora largamente incompiute. Se mai è la Roma, con Adriano e Simpliçio, a essersi avvicinata all’Inter, sempre alle prese con i casi Balotelli e Maicon. Differenze? L’Inter di Benitez, a Baltimora, ha privilegiato il possesso palla, agevolata dal rosso fiscale a Vieira; Coutinho ha qualcosa di Giovinco; nella Juve si nota una cura più intensiva delle fasce; la Roma sta lucidando un jolly prezioso, Menez; il Milan ha recuperato Pato ma non basta, servirebbe Ibrahimovic.\r\nFra il ceto medio spicca il Napoli: ha tenuto i pezzi pregiati e acquistato Cavani, punta duttile e affilata. Il mercato chiude il 31 agosto. Bisogna munirsi di santa pazienza. La storia insegna che, di solito, i botti si nascondono proprio agli sgoccioli: Nesta, Ibrahimovic, Cannavaro, Sneijder. La Juventus è il club che, più di tutti, deve vendere. Per questo, l’aspettano al varco. Per questo, da Marotta si attende un colpo d’ala. A costo di regalare qualche cartellino pur di togliersi dai piedi gli ingaggi più esosi. Fino al 2012, il quarto posto continuerà a valere per i preliminari di Champions. Dopodiché, salvo miracoli, tornerà a essere il quarto posto. Meditate, gente, meditate.\r\n\r\n(di Roberto Beccantini per ‘La Stampa’)