Nasce con il sorpasso della Roma la settimana di Juventus-Inter, domani in tribunale a Napoli, venerdì in campo a San Siro. C’è un dato che, più e meglio degli altri, illustra la l’importanza del momento: nei gironi di ritorno dopo Calciopoli, in testa era stata sempre e solo l’Inter, da Mancini a Mourinho. In estate, avrei giurato su Inter o Juventus. Poi, spuntò il Milan. Improvvisamente, la Roma di Rosella Sensi: essere o non essere, vendere o non vendere. Dopo due giornate, aveva «zeru» punti. Ciao Spalletti, forza Ranieri: l’eterno piazzato che annoiava la Juventus. Al giro di boa, l’Inter aveva 45 punti e la Roma 32; oggi, a cinque giornate dal termine, la Roma ne ha 68 e l’Inter 67. Per Ranieri, la rimonta e i 23 risultati utili consecutivi costituiscono una medaglia al valore. E pazienza se ogni tanto, come ieri pomeriggio con l’Atalanta, provvede capitan Totti a suggerire la formazione (Toni in panchina), e a correggerla (fuori Menez). Rocchi si è adeguato alla solennità del rito, ignorando una trattenuta di Burdisso ad Amoruso.\r\nVenerdì Inter-Juve, domenica Lazio-Roma: chi esce con la corona, probabilmente la conserverà. Nessun dubbio che il logorio della Champions abbia scombinato gli equilibri e Mourinho ci abbia messo del suo nello spremere i nervi della rosa, la più «bella» del reame. «Aria di complotto», da Tagliavento in poi; ma anche il caso Balotelli, la flessione di Julio Cesar, e la solita doppia personalità (a rovescio, però): grande in Europa, calante in Italia. È stato il weekend che ha espulso ufficialmente il Milan dalla volata scudetto. Pari casalinghi con Napoli, Lazio e Catania: non sanno più battere le piccole, i poveri diavoli di Leonardo. Bei tempi, quandogli arbitri indicavano giulivi il dischetto. Oggi, hanno il braccino corto. È stata la domenica in cui la Juventus del guerriero Chiellini ha regolato il Cagliari senza incassare gol: la serie era cominciata pro- prio a Cagliari, diciannove partite fa. Un braccio di ferro tra una squadra a pezzi e una in ferie, ecco la sintesi di un’ordalia accompagnata dalla scellerata gomitata di Camoranesi a Conti – se non rosso di- retto, prova tv – e dai soliti cori anti tutti. Per tacere della traversa di Cossu e di (almeno) un rigorino sfilato agli sbadiglianti pirati di Allegri. Per il titolo, nonostante l’agguato del Barcellona di Lionel Messi, continuo a ritenere favorita l’Inter.\r\nPer il processo di Napoli, si vedrà. Sono usciti nastri imbarazzanti che gli avvocati di Moggi hanno brandito come scalpi. Anche Moratti, anche Facchetti! Così facevano tutti è una balla solare, fino a quando, almeno, Bergamo, così orgoglioso di aver «copulato» telefonicamente con il fior fiore dei dirigenti (beato lui), non ci confesserà di aver voluto sentire il «calore» anche di Garrone, Campedelli, Spinelli e c. Non si tratta di rivalutare Moggi e il passato; si tratta, semplicemente, di fare chiarezza su tutto e su tutti, Inter compresa. Per evitare le «due etiche diverse» evocate da Aldo Grasso sul «Corriere della Sera». A domani, dunque: con il tenente colonnello Auricchio chiamato a spiegare come mai certe intercettazioni passarono subito e altre no.\r\nAll’andata, Juve-Inter finì 2-1. Ciro Ferrara brindò a risorse adulterate dagli episodi. Ci pensò il Bayern a buttarlo giù dal letto. I campioni, viceversa, si rialzarono come se niente fosse. La sfida di venerdì, introdotta dalla semifinale-bis di Coppa Italia (domani Fiorentina-Inter da 0-1; Udinese-Roma, da 0-2, avrà luogo il 21 aprile), si profila carica di tensioni. Mourinho cacciatore e non più lepre è una novità piccante. Zaccheroni, da parte sua, coltiva spiccioli di zona Champions. Ha scavalcato il Napoli, rincorre sempre il Palermo di super-Miccoli (doppietta al Chievo) e la Sampdoria di Cassano, giustiziere del Genoa in un derby più fumo che arrosto. Inter a meno uno dalla Roma, Juventus a meno tre dal quarto posto: proprio vero, gli anni «mondiali» hanno bisogno della camicia di forza.\r\n\r\n(di Roberto Beccantini per La Stampa)