Basta parlare di arbitri, guardiamo in faccia la realtà
La Juventus ha perso la vetta della classifica da meno di due settimane, ma nella tifoseria bianconera sta iniziando ad aleggiare uno strano spettro…
La Juventus ha perso la vetta della classifica da meno di due settimane, ma nella tifoseria bianconera sta iniziando ad aleggiare uno strano spettro. Già, quello spettro che proprio i sostenitori della Vecchia Signora hanno sempre ripudiato, affidandolo quasi con vergogna ai supporter di altre società, ed etichettandolo più volte come “l’alibi di chi non vince mai”.
Devo ammettere che fa strano, per come ho sempre visto il calcio, stare qua a scrivere un editoriale sugli arbitri, e ammetto senza alcun tipo di imbarazzo che spesso non conosco nemmeno il nome dei vari direttori di gara che, ogni domenica, prendono decisioni, più o meno corrette, a favore o a sfavore della squadra alla quale sono maggiormente affezionato.
Un nome, però, continua a risuonare nella mia testa da tre giorni a questa parte: Michael Fabbri. Lo sto leggendo ovunque, anche se devo ammettere che sui social sta spopolando con maggiore insistenza, vuoi anche per il mio elevato numero di amicizie bianconere. Dai, non giriamoci troppo attorno, Fabbri è l’arbitro di Lazio-Juventus, colui che, a detta di molti, avrebbe determinato la prima sconfitta stagionale degli uomini di Maurizio Sarri.
Sicuramente la sua prestazione non è stata delle migliori, ma pensare che la debacle capitolina sia arrivata a causa di una direzione di gara a tratti insufficiente, non solo non è corretto, ma è anche contrario a quello che, fin da sempre, è stato, è e sarà il DNA juventino.
Nessuno, almeno all’interno del mondo arbitrale, vuole far perdere lo scudetto alla Juventus e, piaccia o meno, non esiste alcuna strana cospirazione per far sì che il tricolore lasci il capoluogo piemontese per spostarsi in maniera tanto forte quanto repentina verso la Lombardia. Non esiste nulla di tutto ciò, e se non si esce da questo terribile “circolo vizioso” si rischia di cadere in una duplice trappola. In primis, si potrebbero perdere di vista i limiti e i difetti di questa squadra (che sono ancora tanti, nonostante i numerosi tentativi di “arrampicarsi sugli specchi” da parte di chi parlava di Champagne e bollicine). In secondo luogo, si rischia di diventare come quelli che, nel corso di questi ultimi otto anni di successi (e non solo) abbiamo sempre deriso, perché costretti a rifugiarsi nei soliti motti in stile “tutta colpa del goal di Muntari” o “con Pjanic espulso”. Oddio, ci sarebbe anche “abbiamo perso lo scudetto in albergo”, ma questo è meglio dirlo sottovoce.
Già contro il Sassuolo era successo un qualcosa di simile: un mancato rigore su De Ligt, infatti, aveva scatenato le polemiche dei tifosi bianconeri, infuriati per la decisione dell’arbitro di non assegnare il tiro dagli undici metri e per la mancata consultazione del VAR. Si giocava contro il Sassuolo, in casa. Ah, e per onestà intellettuale bisogna anche evidenziare un possibile rigore non concesso agli ospiti per un brusco intervento del centrale olandese ai danni di Duncan.
Siamo sempre stati quelli del “gli errori arbitrali a fine anno si compensano”, non trasformiamoci in quelli del “ce l’hanno tutti con noi”.
La strada è ancora lunga, e le polemiche lasciamole agli altri.