Editoriali

Basta attaccare De Ligt: diamogli una mano

Alzi la mano chi, a vent’anni, non ha commesso qualche errore. No De Ligt, tu non farlo, specie se all’interno dell’area di rigore. Scherzi a parte, stiamo assistendo, da qualche mese a questa parte, a un vero e proprio “gioco al massacro” nei confronti del nuovo difensore centrale della Juventus, arrivato in estate dall’Ajax con la nomea di grande promessa del calcio mondiale.

Da una rapida visione del contesto storico-sociale del nostro Paese, però, una domanda mi sorge spontanea: ma non è che al popolo italiano il giovane, inteso come macrocategoria, non piace? Leggiamo ovunque la parola “rinnovamento”, ma poi preferiamo la vecchia e rassicurante esperienza, smaniamo dalla voglia di buttare i giovani nella mischia, ma poi non diamo loro il tempo di crescere e formarsi, e ai primi errori rimpiangiamo gli anziani predecessori. Senza entrare nel merito del contesto lavorativo italico – sul quale ci sarebbe da scrivere un libro, altro che un editoriale – ritorniamo al “caso De Ligt”, ormai etichettato, da una parte dei tifosi e della stampa, come un vero e proprio bidone che gli olandesi hanno impacchettato e spedito a Torino, per una cifra decisamente spropositata rispetto al suo reale valore.

Come se fosse facile. Già, come se fosse facile, a vent’anni, lasciare il Paese in cui si è cresciuti e diventare subito leader in terra straniera. Come se fosse facile prendersi immediatamente sulle spalle una squadra chiamata Juventus, capace di far tremare le gambe, all’inizio della loro avventura nel capoluogo piemontese, a grandi campioni della storia bianconera (vedi Platini, Zidane e Nedved, solo per citarne alcuni). Come se fosse facile restare con i piedi ben saldi a terra dopo un balzo di carriera (e di ingaggio, soprattutto) così importante.

Lo stipendio di de Ligt non ne giustifica il processo

Proviamo a uscire, solo per un attimo, dal luogo comune dello stipendio percepito. Sì, lo so, tutti noi probabilmente vorremmo attraversare i “problemi” che ora sta attraversando De Ligt e ricevere il suo stesso bonifico a fine mese, ma questo non giustifica in alcun modo i processi messi in atto nei suoi confronti, ne tanto meno deve costringerlo ad accelerare drasticamente il suo naturale processo di crescita, come uomo e come calciatore.

A tal proposito, ve li ricordate Chiellini e Bonucci all’età di De Ligt? Il primo non aveva ancora nemmeno un ruolo ben definito (e veniva spesso utilizzato come terzino sinistro in quel di Firenze), mentre il secondo i colori bianconeri non li vedeva nemmeno in lontananza. Se risulta difficile, per caratteristiche tecniche, paragonare l’ex Ajax a Chiellini, molto più facile può apparire il parallelo con Leonardo Bonucci. Proprio quest’ultimo, che ora emerge come un vero e proprio leader difensivo dalle spiccate doti tecniche e tattiche, fece i suoi primi passi in bianconero nelle vesti di “brutto anatroccolo”. In primis, il suo “salto di carriera” alla Juventus arrivò a ventitre anni (quindi tre anni dopo rispetto a De Ligt) e il suo primo anno di matrimonio con la Vecchia Signora fu un vero e proprio disastro, tanto da far supporre ad alcuni esperti che i bianconeri avessero acquistato il meno talentuoso della coppia che aveva incantato a Bari (l’altro era Ranocchia, tanto per intenderci).

Insomma, lasciamo crescere De Ligt, lasciamogli fare i suoi errori (che non sono finiti, sia ben chiaro), lasciamo la pressione ad altri, e soprattutto diamogli una mano… no, forse questa no.

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Pubblicato da
Simone Nasso