«No, su Milan-Juventus non abbiamo indagato. Non era attenzionata». Quando il tenente colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio fa questa ammissione in aula è il finimondo: i tifosi juventini presenti (anche con maglietta «no moggi no party, andate a lavorare») si agitano. La partita è di quelle che contano una stagione: siamo alla sedicesima di ritorno del campionato 2004-2005 e la gara clou sarà arbitrata da Collina. È il difensore di Pairetto a incalzare Auricchio: chiede se conosce i direttori di gara che erano indicati nella griglia. Resta un dubbio: perché sulla partita più importante non c’è stata nessuna indagine?\r\nIeri il carabiniere che ha coordinato le indagini per lo scandalo del calcio, ha spiegato che sotto esame ci sono andate solo le partite che venivano chiamate in causa dalle intercettazioni. Non sono state visionate le partite. Messeri, legale dell’arbitro Bertini, si sofferma a chiedere proprio del perché non si fossero guardate le partite, chiede se Auricchio conosca la differenza tra fuorigioco e ammonizione. Il teste sbotta: «non abbiamo fatto un’indagine da bar sport», nel senso che la linea la tracciavano le intercettazioni non i risultati delle gare.\r\nE proprio su questo sarà battaglia martedì, quando toccherà ai difensori di Moggi esaminare il teste. Un’avvisaglia già ieri, quando Moggi al termine sbotta: «Le cose vanno attenzionate a 360 gradi. Dei torti subiti dalla Juve non si parla». Il legale di Mazzei presenta un appunto del suo assistito sulle designazioni degli assistenti e in particolare per Arezzo-Salernitana: la scelta di Titomanlio è stata dei designatori e non la sua.\r\n\r\n(Credits: Gazzetta dello Sport)