Atalanta-Juventus 1-0: dei e giudizi

Le pagelle di Atalanta-Juve: il giudizio di dio stavolta scagiona Pirlo, i migliori e i peggiori della gara di Bergamo

Atalanta-Juventus 1-0: il giudizio di dio stavolta salva Pirlo.

SZCZESNY 6.5 Un paio di bei salvataggi e due dribbling. Tra poco comincerà anche a battere le punizioni al posto di Ronaldo. Fraseggia in maniera bustrofedica, con i difensori, rendendo intellegibile ciò che vuole fare sia all’attaccante di destra che di sinistra. L’assassino non è lui, ma il maggiordomo.

CUADRADO 6 Dopo la lunga stagione degli spaghetti western, sono arrivati i western pernacchia. Dopo Sabata, Sartana e Trinità, c’era posto per Tressette, Scopone e Carambola. Cuadrado salta sempre l’avversario, ma come Cipolla Colt non sa cosa fare e riesce a passarla male.

ALEX SANDRO 5.5 Ricordate il primo episodio degli X-men rilanciati da Len Wein e Chris Claremont nel 75, in cui compare Thunderbird? Il supereroe Apache che ha scritto in faccia che al termine dell’episodio morirà? Ecco tutti i lettori lo ricordano, ma nessuno aveva mai capito se fosse un personaggio con del potenziale, perché aveva scritto morto, sulla fronte, prima ancora di entrare in scena. Alex Sandro oggi aveva scritto sulla schiena: vi prego, non passatemela che farò una cazzata.

DANILO 6.5 A un certo punto Muccino è diventato un maestro del cinema italiano. Non perché sia al livello di Fellini, Antonioni, Leone, Visconti, Rossellini, Monicelli, Rosi, Germi, Petri. No, solo perché gli altri sono morti. Ho il dubbio che anche per Danilo sia così. Gli altri giocano male, e lui svetta.

CHIELLINI 5.5 L’abilità che ha nell’impostazione è paragonabile ai periodi del libro Io Uccido di Faletti, che non aggiungono né tolgono nulla alla storia, ma la dilatano. Quelli che bisogna saltare per scoprire chi è l’assassino. Capire perché De Ligt non possa impostare, mentre lui si lancia anche in percussione, servirebbe a comprendere meglio questa annata disgraziata. Solito fallo di foga che permette all’Atalanta di avvicinarsi, pericolosamente, alla nostra area e bella chiusura di triangolo con Zapata, peccato fosse un loro attaccante.

DE LIGT 6 La sua precisione nell’appoggiare la palla a Chiellini è esaltante. In Shakespeare ogni frase è perfetta e potrebbe essere scritta sul diario: ahimè povero De Ligt, lo conoscevo. E lui ubbidisce agli ordini e la passa a destra. O a sinistra. Avanti no, sennò i senatori di Caligola si incazzano.

RABIOT 6 Rabiot ha due espressioni: con i capelli legati e con i capelli sciolti. sabato sera ha messo a posto la sua collezione di avventure di Zio Paperone, stando bene attento a non mescolare le opere di Don Rosa, con quelle di Carl Barks. Oggi ha messo a frutto quell’esperienza sbagliando poco, ma anche senza regalare alcun sussulto.

BENTANCUR 5.5 Un posto al sole è una Soap molto più movimentata di Capitol. Quest’anno si è anche vinto la Super Coppa Italiana, contro il Napoli, e si può celebrare la vittoria guardandone qualche episodio. Quello con i protagonisti travestiti da antichi romani, era evitabile come le dozzine di passaggi che lui sbaglia.

MCKENNIE 6.5 In meridiano di Sangue, di Cormac McCarthy, la storia era semplice: un gruppo di cacciatori di scalpi commetteva un massacro, vendeva gli scalpi e poi si dedicava ai festeggiamenti che si tramutava in massacro. Mckennie si inserisce, come dovrebbe fare una mezzala. Peccato che sia l’unico a caccia di scalpi.

CHIESA 6 Se non ciabattasse la palla quel paio di volte, sarebbe il campione di cui siamo alla ricerca. Anche Saramago ha pubblicato romanzi pallosissimi e benché la sua paratassi fosse limitata dall’avversario, ci ha provato.

ARTHUR 4 Entra ed è bravo a perdere la palla. Sempre. Il controverso regista tedesco Uwe Boll, dopo una lunga e, poco gloriosa, carriera, ha gettato la spugna. Ha fatto film tratti da videogiochi, ha fatto film impegnati e poi ha aperto un ristorante. Ecco. Forse. Appunto.

MORATA 6 È turbato. Ha scoperto che la moglie si è abbonata al mensile Fimmina Magazine, la rivista per la donna siciliana. Molto più attento alle tendenze (ha appena comprato due libri di Ken Follett con la copertina senape, perché alla moda quest’anno) ai maglioni d’angora e ai colori fluo. Il pallonetto che prova a non fare a fine primo tempo, grida ancora vendetta.

DYBALA 5 Non si regge in piedi. Inutile gettargli la croce addosso. Ha provato a imitare lo stanco Stan Laurel, di Triste, solitario y Final, a cui nessuno offre un contratto e come nei suoi film si mette a piangere quando come sceneggiatore è in un vicolo cieco. Lui si butta a terra ma l’arbitro evita di fischiare.

KULUSEVSKI 6 Pochi errori, ma nemmeno l’astronave (Arcadia) alla quale aggrapparsi.

PIRLO 6 Oggi non è colpa sua. Legge La solitudine dei numeri primi e si chiede come mai la sua autobiografia (o almeno la prima parte, visto che il futuro è da scrivere), abbia venduto meno di questo testo che, a un occhio poco attento, potrebbe essere scambiato per un trattato di fisica, scritto con numeri arabi. Poi appoggia il libro in panchina e negli ultimi dieci minuti guarda la partita, convinto di poterla sfangare. E invece avrebbe potuto finire il libro.

TENET IN THE DARK (Riavvolgiamo il tempo e cambiamo il passato, consapevoli di ciò che è accaduto nel futuro)

Orsato non usa la VAR e nemmeno il fischietto. E oggi ha deciso che, in barba al decreto ministeriale, la partita avrebbe avuto almeno uno spettatore: Sé stesso.

Ci fosse stato o non ci fosse stato, sarebbe stato identico. A Morata, Dybala e Kulusevski non ha fischiato nemmeno un fallo.

Neppure quando gli avvoltoi pasteggiavano con il cadavere di Dybala che veniva maltrattato da tutti.