Il rischio di un’operazione per Arthur è tutt’altro che congiurato e la Juventus ora resta col fiato sospeso. Il centrocampista brasiliano si sta allenando in Spagna con i suoi preparatori personali, poiché vuole presentarsi in ritiro in buone condizioni e fare bella figura con il nuovo mister. L’incognita è rappresentata però dalle sue condizioni fisiche poiché da febbraio scorso non c’è stata pace per il centrocampista brasiliano. Allora, l’ex Barcellona si è fermato per un forte dolore causato da una “calcificazione di natura post traumatica a livello della membrana interossea (fra tibia e perone)”.
Qualcuno ha ritrovato la cause nella botta rimediata durante Juventus-Atalanta, ma secondo gli esperti questo tipo di calcificazioni impiegano molto tempo per formarsi, ragion per cui dev’essere per forza qualcosa pregressa che si è poi riacutizzata. Nonostante ciò, nei mesi successivi Arthur ha deciso di non operarsi e di stringere i denti sia per giocare più partite possibili, sia per conquistarsi la Copa America. Il risultato è che con i bianconeri ha giocato poco, dando un apporto minimo, ma ha contestualmente perso anche la nazionale.
Ora, però, secondo la Gazzetta dello Sport, l’operazione torna ad essere un’opzione. Arthur si presenterà regolarmente in ritiro tra una settimana e si metterà subito al lavoro agli ordini di mister Allegri. Qualora il dolore tornasse, però, si dovrebbe fermare e questa volta operarsi. I tempi di recupero sono difficilmente stimabili, ma si parla già di un paio di mesi. Insomma, in caso di intervento a fine luglio, non rientrerebbe prima di fine settembre-inizio ottobre. Un problema in più per tutti, in primis per il diretto interessato, che deve convincere il nuovo tecnico. Centrocampista atipico, il brasiliano non si sente un playmaker e quindi potrebbe avere una chance come mezzala in un centrocampo a tre. Una brutta gatta da pelare per Allegri e la Juventus, che dovrebbe in caso di operazione acquistare un centrocampista in più, con un elemento da lasciare fuori lista Uefa e conseguente sovraccarico del monte ingaggi che si sta disperatamente cercando di abbassare.