Solo nella rosa della Juventus di quest’anno possiamo contare otto diverse nazionalità che scendono in campo ogni fine settimana – prosegue -. I nostri tifosi non sono interessati alla provenienza dei giocatori che indossano le maglie bianconere, tifano per questi uomini indipendentemente dal fatto che vengano dal Ghana, dall’Argentina o da Torino. L’unica cosa che conta è la squadra.
\r\nIl modello da seguire, secondo il presidente della Juventus, è quello della Germania:\r\n
Se l’Italia raggiungesse un livello di integrazione, sociale e sportiva, pari a quello della Germania ne trarrebbe vantaggio sia dentro che fuori dal campo. Il loro miglior capocannoniere di tutti i tempi, Miroslav Klose, è nato in Polonia ma è diventato un’icona per tutta la nazione. Sfortunatamente negli stadi di calcio sentiamo ancora cori discriminatori verso diverse realtà territoriali italiane. Sappiamo tutti che l’Italia è un paese costituito da diverse province, caratterizzate da stili di vita differenti, ma anziché sfruttare questa varietà culturale per diventare più forti come popolo – puntualizza – continuiamo a trasformare un aspetto positivo in un punto a nostro sfavore.
\r\nQuanto all’impegno della Juve, si realizza concretamente con due iniziative peculiari:\r\n
La Juventus promuove questi messaggi fondamentali tramite 2 iniziative: ‘Gioca con Me’ e ‘Un Calcio al Razzismo’. ‘Un Calcio al Razzismo’ sponsorizza progetti contro la discriminazione organizzati dalle comunità locali. Aprendo la mente fin dalla giovane età questi ragazzi saranno gli adulti responsabili e rispettosi di domani. ‘Gioca con Me’ nasce per aiutare i bambini dalle scarse risorse economiche a iscriversi alle giovanili della Juve. Finanziamo un progetto di ricerca Unesco per esaminare i problemi di razzismo nello sport ad alti livelli. Il calcio ha il dovere di sradicare questo problema. Procedendo nella stessa direzione – conclude – , impareremo a rispettare la diversità.