Una belle intervista realizzata dal quotidiano milanese Il Giornale, con protagonista Nicola Amoruso. L’esperto attaccante ex-Parma, passato durante il recente mercato invernale all’Atalanta, è considerato un vero giramondo, per aver militato in moltissime società italiane. Lo sa bene il diretto interessato che però rimane fedele ad un solo binomio di colore.\r\n«L’oscar alle città? A Torino – dice Amoruso – ho vissuto dal ’96 al ’99, ai tempi della Juventus, in una città. Sono tornato nel 2008, per vestire la maglia del Toro, e ne ho trovata un’altra. Completamente trasformata e ridisegnata dalle Olimpiadi invernali. Abitavo in centro, e spesso incrociavo gente che mi parlava in dialetto: “Ueh, Nico’”. Torino è la più grande città meridionale del Nord Italia».\r\n«L’oscar alle squadre invece? – prosegue – La numero uno, per organizzazione, storia e appeal, è la Juventus. E lo dice uno che ha avuto polemiche feroci con i dirigenti dell’epoca, in particolare con Moggi».\r\nQuindi, proseguendo rifacendosi in parte alla Juventus, spiega: «Il numero uno degli allenatori è Marcello Lippi. L’ho avuto alla Juventus e lui mi ha fatto esordire in Champions league, che per un calciatore, è il massimo. Lippi ha dimostrato anche in Nazionale di essere il numero uno. Subito dopo c’è Walter Mazzarri. Io l’ho avuto alla Reggina. Con lui abbiamo realizzato una grande impresa salvandoci nell’anno della penalizzazione. La sua abilità indiscutibile è la seguente: è bravissimo nel trovare il difetto dell’avversario e gioca tutta la partita su quello».\r\nAmoruso elegge poi i tre più grandi calciatori di sempre ed anche qui è un trionfo “bianconero”: «Zidane il numero uno. Arrivò a Torino, nessuno di noi lo conosceva bene, fece il primo allenamento e alla fine andammo tutti da Lippi a chiedergli: ma questo dove lo avete preso? Sembrava sbarcato da un altro pianeta. Gullit. Lo incrociai nella Sampdoria. Lui praticava un altro sport: nessuno di noi era in grado di reggere il passo con lui sul piano della corsa e del fisico, quando partiva e metteva il turbo. Un mostro dal punto di vista fisico. Roberto Mancini. Classe in quantità industriale».\r\nChiusura su quello che considera il miglior talento del futuro: «Tenete d’occhio Paloschi: ha lo stesso fiuto di Inzaghi ed è più dotato. Aggiungo Biabiany: appena diventa più freddo davanti alla porta, fa il botto».\r\n\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it