Amauri, chi l’ha visto? La Juve non aspetta più

amauriArrampicandosi sugli specchi, Ciro Ferrara ripete che Amauri non è un problema per la Juve anche se non segna dal 15 febbraio, un’eternità. «Tutti gli attaccanti attraversano un periodo in cui non trovano la porta, a me basta che lui lavori per la squadra come sta facendo», suggerisce don Ciro con serena pazienza. Intanto però il brasiliano rischia il posto, e probabilmente lo perderà, domani contro il Bayern perché ci si può riempire di luoghi comuni ed esaltazioni del calciatore che si sacrifica in un lavoro oscuro ma un attaccante lo si misurerà sempre per i gol che segna più che per il gioco che produce, altrimenti Inzaghi non si alzerebbe mai dalla panchina. Cinque mesi senza reti in partite ufficiali (gli abbuoniamo il periodo da giugno a metà agosto) sono un dato impietoso per chi si era presentato alla Juve con una serie di reti impressionante: reti quasi sempre decisive, come nel derby, o realizzate con notevole continuità come nello scorso dicembre, 4 gol in tre partite consecutive inclusa la doppietta al Milan.\r\nL’ultimo centro con la Samp e poi il buio. Nel frattempo la Juve ha giocato 21 match di campionato, 3 di Champions, 1 di Coppa Italia perso con la Lazio e Amauri ha raccolto soltanto buoni assist e la sensazione di pesare sulle difese avversarie con il suo modo fisico di giocare: «Lui spacca e gli altri realizzano», era il giudizio consolante. La crisi si è infittita nelle ultime settimane. Nel Palazzo bianconero valutano con un po’ di allarme la prova contro il Bologna: «Avverte la mancanza del gol ed è entrato nella spirale in cui più cerca di segnare e meno si avvicina a farlo», spiega chi lo conosce bene. Non è una novità per un goleador. Così come si conosce la cura: Amauri dovrebbe sbloccarsi per riprendere la fiducia e la lucidità. Il problema è quanto Ferrara possa aspettarlo senza pagare un prezzo troppo alto.\r\nL’involuzione del brasiliano infatti ne sta intaccando le qualità che non gli sono mai mancate: l’altruismo e la capacità di caricarsi da solo il peso dell’attacco che ne fece, nel Palermo, l’erede ideale di Toni. Avvitandosi su se stesso, fatica a saltare il marcatore. L’azione appesantita non gli permette gli scatti di cui approfittavano i compagni d’attacco. Alla Juve sostengono che non esiste una defaillance fisica e tatticamente non è cambiato nulla perché al suo fianco si sono alternate le stesse punte che lo affiancarono nella buona vendemmia: Trezeguet, Del Piero, soprattutto Iaquinta, il suo partner migliore perché uno sa tenere la palla e l’altro si fionda come un carrarmato. E’, pare, una questione di tranquillità.\r\nCon il rientro di Iaquinta dopo il turnover con il Bologna, Amauri va al ballottaggio con Trezeguet e questa volta parte in svantaggio: il francese si muove molto meno di una volta e segna gol in fotocopia, da purissimo rapinatore, però li fa e si comprende la tentazione di sfruttarne il momento. Se si aggiunge che Diego si è svuotato nelle settimane di sosta forzata, l’impressione di una Juve poco brasiliana all’Allianz Arena è assai realistica: dopo il flop personale contro il Bordeuax, quando lo si vide pochissimo, Amauri rischia infatti di mancare a un’altra partita di Champions League, la vetrina in cui cerca la dimensione internazionale che gli manca. Intanto c’è chi comincia a chiedersi se valga ancora la pena attenderlo per la Nazionale. Il “feuilleton” del passaporto italiano ha tenuto banco per mesi, adesso che la soluzione si è avvicinata e dovrebbe arrivare la cittadinanza, la lunga attesa potrebbe rivelarsi inutile. La Juve aspetta il rilancio di Amauri, Lippi pure. Dal 15 febbraio è già passato troppo tempo.\r\n\r\nCredits: Marco Ansaldo (La Stampa)\r\nFracassi Enrico per Juvemania.it