Alto Piemonte, sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza del processo penale e tra le righe si leggono dettagli che potrebbero aiutare la Juventus nel processo sportivo. Qualche giorno fa, Andrea Agnelli è stato infatti inibito per un anno e il club bianconero multato in primo grado dal Tribunale nazionale federale.
“Il punto nodale della vicenda – si legge nella sentenza Alto Piemonte riportata da ‘La Stampa’ – non è la forza di intimidazione esercitata dalla ’ndrangheta sulla Juventus, che è invece sottoposta al ricatto dei propri tifosi, bensì quella esercitata dal sodalizio sul mondo del tifo organizzato al fine di acquisirne il completo controllo”.
Insomma, confermato che il club torinese e i suoi tesserati non abbiano mai avuto a che fare con la criminalità organizzata. Bensì, sarebbero ambienti legati alla tifoseria ad avere rapporti con personaggi poco raccomandabili. La Juve è stata dunque vittima di ricatti, secondo quanto si legge nelle motivazioni del giudice Giacomo Marson, depositate oggi, 29 settembre 2017.
Nell’ambito del processo Alto Piemonte, nel mese di giugno sono state emesse 13 condanne: in primo grado, sono stati condannati Saverio Dominello (12 anni e 1 mese) e il figlio Rocco (7 anni e 9 mesi). Il secondo è considerato uno dei capi ultrà che si sarebbe interessato al business del bagarinaggio. Assolto, invece, Fabio Germani, tifoso che era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
La Juventus, da parte sua, ha già annunciato appello nei confronti della sentenza di primo grado della giustizia sportiva: dalle motivazioni del processo penale gli avvocati di Andrea Agnelli potrebbero trarre nuovi spunti per arricchire e limare le tesi difensive? L’obiettivo è quello dichiarato di ottenere un’assoluzione piena, ma è più probabile che alla fine la Signora e il suo presidente ottengano uno sconto sull’inibizione di un anno.