Non è stata una bella partita quella disputata dalla Juve a Firenze, diciamocelo seriamente. Quando hai un obiettivo prefissato che devi raggiungere assolutamente e in qualsiasi modo, dovresti scendere in campo con gli occhi della tigre e un unico pensiero nella mente. Al di là di ogni considerazione tattica, la squadra è mancata di personalità in una partita che avrebbe potuto cambiare, anzi raddrizzare, le sorti di una stagione disgraziata. Come sempre quest’anno, si riesce a rovinare ciò che di buono si fa non facendo corrispondere alla cultura del lavoro (che mai è mancata in Delneri) la continuità dei risultati  non aggiungendo l’ultimo tassello del mosaico, quello che trasforma una buona/ottima squadra in una compagine vincente e sicura dei propri mezzi. Spesso il lavoro mentale e psicologico sui giocatori può portare una squadra in partenza mediocre a disputare un ottimo campionato e sopperire alle carenze tecniche, altre volte porta alla gloria squadre già dotate tecnicamente. Mourinho insegna, non c’è che dire: tanto lavoro con la palla, tanta psicologia e tattica difensiva nella sua filosofia e risultati assicurati. Pazienza se non diverte, vince e questo è l’importante perché Mou non ha tempo da perdere per giocare con la palla in campo se alla fine prima si vice e meglio è.\r\n\r\nDicevamo inizialmente che, al di là di ogni considerazione tattica, è mancata proprio la testa perché senza testa non può far nulla l’abnegazione. È tempo perso e sono energie sprecate. Lo schieramento di Delneri, il 4-4-1-1 solido, compatto ma privo di sbocchi, ha confermato che la squadra non ha saputo osare e rischiare il tutto per tutto, accontentandosi del misero punto che allunga la striscia positiva di risultati utili consecutivi ma non permette di effettuare l’allungo decisivo in classifica. A Firenze, ci siamo fatti dominare sul piano territoriale dagli stakanovisti viola e questo è sintomo d’insicurezza perché, se arretri il baricentro e non li blocchi sulla fasce attaccandoli, rischi il capofitto. Per fortuna che la cultura del lavoro, per una buona volta, ha funzionato sulla testa di quei difensori (Bonucci, Barzagli, Motta e Sorensen) tantissime volte criticati ma altre volte impeccabili. Anche Melo ha sorretto bene agli attacchi dei galvanizzati Vargas, Cerci e Behrami.\r\n\r\nNei giorni scorsi si è tentata, a voce, una riconferma del tecnico di Aquileia sempre più probabile in seguito alle tre vittorie consecutive riportate, un’apparente tranquillità all’interno dello spogliatoio e cambi di modulo che hanno aiutato la squadra ad esprimersi meglio e che, pareva, avessero convinto la dirigenza proprio a riconfermarlo. Come un fulmine a ciel sereno, invece, anche se non troppo inaspettato, ecco il dietrofront della società e dello stesso Beppe Marotta, fratellone ormai da tempo di Gigi, dai tempi della Samp stratosferica di Pazzini e Cassano, oggi impelagata nella lotta per non retrocedere. L’anno prossimo le strade dovrebbero dividersi e la società sembrerebbe già in cerca di un allenatore più carismatico e di forte personalità rispetto all’attuale mister. Con una mentalità, appunto, il prima possibile vincente e trascinante.\r\n\r\nNon potremo mai sapere se la società cambi idea dopo ogni partita disputata, monitorando la situazione giorno per giorno, oppure siano tutte fandonie dei giornali ma fatto sta che questa situazione aleggia da anni intorno Torino e non fa altro che bruciare allenatori su allenatori, giocatori su giocatori. La piazza pretende.\r\n\r\nDopo il bel gol di Melo alla ‘Pinturicchio’ realizzato la scorsa settimana in allenamento, un altro bel gol di Toni, di tacco, ha caratterizzato l’avvicinamento al match pre pasquale. Questi gol d’autore non fanno comunque presagire ad una Juve bella e vincente e non sono sintomo di vittorie. L’occasione per ‘rimediare’, ma non proprio nel significato stretto della parola (dato che già dicemmo che le ultime spiagge della Juve erano giunte al termine) alla sonnolenza di Firenze è il match casalingo del Sabato Santo contro il Catania di Simeone. La squadra che avrebbe dovuto aiutarci nella lotta al quarto posto, vincendo in casa contro la Lazio, si è fatta asfaltare colpo su colpo da uno straripante Zarate, un vero campione, a mio dire. Il 4-1 della scorsa Domenica ha tagliato le gambe a questa Juve e per chi avesse pensato che il Catania viene qui in vacanza ricordo che gli etnei sono ancora coinvolti nella lotta per non retrocedere, in pratica il loro trofeo finale che varrebbe più di qualsiasi coppa. La formazione di Simeone non è quella che la Juve ha affrontato e sconfitto degnamente sia all’andata che in Coppa Italia bensì una onesta mestierante, molto discontinua nei risultati ma pericolosa più in trasferta che in casa. Secondo me, comunque, è meno forte di quella di Giampaolo ma non meno temibile, lusso che la Juve in queste condizioni non potrebbe permettersi. La speranza è che la Pasqua bianconera non sia tutta nera come quella trascorsa a Udine lo scorso anno.\r\n\r\nDopo Damato, che all’andata annullò a Quagliarella un gol palesemente regolare, arbitra Bergonzi, lo ricorderete tutti. Pare che gli arbitri in serie A siano sempre gli stessi, ma guarda un po’. Mai cambia il giro?\r\n\r\nDi eldavidinho94 de “ilblogdialessandromagno”