Massimiliano Allegri è visibilmente commosso nel corso della conferenza stampa di addio. Dopo l’apertura da parte del presidente Andrea Agnelli, il tecnico livornese ha risposto alle domande dei giornalisti assiepati dietro le prime quattro file occupate tutte dai calciatori della Juventus. “Ringrazio il presidente e i ragazzi per quello che hanno fatto e mi hanno dato, quelli di quest’anno e tutti gli altri. Ci siamo tolti tante soddisfazioni, lascio una squadra vincente che ha le potenzialità per ripetersi in Italia e fare un grande Champions. Quest’anno purtroppo non siamo riusciti ad arrivare in fondo in Europa per una serie di cose. Abbiamo discusso e ho espresso il mio parere sul bene della Juventus per il futuro, la società ha fatto le proprie considerazioni e ha fatto le proprie scelte. Questo non cambia nulla, i rapporti con la società sono e restano ottimi”, spiega subito il tecnico livornese.
Le sue parole sono spesso intervallate da sorsi d’acqua che servono per bloccare le lacrime. “Ora abbiamo due cose da festeggiare allo Stadium: lo scudetto e l’addio di Barzagli, che lascia. Con tutto il rispetto per gli altri, è il professore della difesa. Deve essere una bellissima serata in cui festeggiare cinque anni straordinari. Scelta condizionata dall’ambiente esterno? La prendo tranquillamente, nei rapporti professionali ci si può dividere. Io non ho chiesto anni di contratto, rivoluzioni, giocatori come scritto dai giornali. Non ne abbiamo mai parlato, non ci siamo nemmeno arrivati a quel punto. È arrivato il tempo giusto per dividersi. Sono contento ed emozionato, ma ora dobbiamo festeggiare. La Juventus ripartirà l’anno prossimo nel migliore dei modi”.
Ad un certo punto, però, Allegri si accende sulla questione bel gioco: nell’ultimo mese effettivamente è stato messo spesso sotto pressione da chi sostiene che abbia vinto senza far divertire. “Non ha pesato questa cosa, è sempre stato un dibattito aperto con tutti. Alla fine di tutto contano gli obiettivi raggiunti, alla Juventus devi vincere e anche quest’anno l’abbiamo fatto. Il giocare bene o male dipende da tanti fattori, ma il risultato condiziona ancora di più. Io – insiste – da allenatore dovrò sempre analizzare la prestazione e non il risultato, che però senza prestazioni non arriva. Il calcio è anche strategia, non sempre si può giocare bene, spesso lo scudetto lo vinci conquistando le partite giocate male che fanno la differenza a fine anno. Se uno si accontenta di uscire dal campo dicendo “abbiamo giocato bene, ma abbiamo perso”, non fa per me. Nel calcio si deve vincere le partite. Se alcuni non vincono mai ci sarà un motivo no? Mi fermo qui altrimenti faccio venir giù tutto”.
Qualcuno sostiene che Allegri abbia divorziato dalla Juventus poiché non potrà fare l’allenatore-manager. “Assolutamente no – replica il diretto interessato – , in questi cinque anni sono sempre stato coinvolto nelle decisioni della società. Non sono mai stato uno yesman, ma sono sempre stato parte del discorso nelle varie problematiche. Nelle società così grandi l’allenatore deve essere a conoscenza di tutte le problematiche, poi a me le cose nuove interessano sempre e non mi piaceva essere ridotto a dare solo la formazione”.
Una cosa è certa, alla Juve Allegri ha avuto la possibilità di migliorare, per questo si sente juventino: “Da quando sono qui sì, ma lo ero anche da piccolo quando avevo il poster di Platini. Significa far parte di una famiglia che detiene la proprietà da 120 anni, ha un Dna ben preciso che insegna molto e cresce. Qui impari disciplina e cultura del lavoro, sono stati cinque anni di grande insegnamento in cui sono cresciuto. Futuro? Ora come ora penso solo a festeggiare. Magari una pausa mi farebbe anche bene, poi a metà luglio magari avrò voglia di lavorare. Avrò la serenità di valutare le situazioni proposte e valuterò, altrimenti prenderò un anno più lungo dedicandomi del tempo”.