Massimiliano Allegri non allenerà altre squadre italiane dopo la Juventus: lo ha dichiarato lo stesso tecnico livornese al Daily Telegraph. L’intervista è stata concessa ieri dall’allenatore bianconero e pubblicata sull’edizione cartacea del tabloid solo oggi. Allegri ha un contratto fino al 2020 con la Juve e a quanto pare intende rispettarlo: considerato che ha intenzione di allenare ancora per 5-6, ci sarebbe spazio per un paio di anni all’estero, magari in Premier League, e infine il sogno di un biennio con la nazionale. “Quando me ne andrò dalla Juventus penso che finirò ad allenare all’estero – dichiara il mister livornese – . Attualmente in Italia non vedo altre destinazioni. La Nazionale? Ho altri 5 o 6 anni per lavorare con un club anche se non voglio fare questo mestiere per tanto tempo, è difficile essere sempre al top”.
Profeta della “calma” e nemico dell’ossessione tattica, in soli tre anni Allegri è diventato il 3° allenatore più vincente della storia bianconera, con la possibilità di arrivare in vetta se il suo ciclo arriverà a compimento. “Nel mio metodo non c’è troppa tattica o analisi degli avversari – ammette – . Seguo il mio istinto, usare troppo il computer sarebbe come giocare con la playstation. Non servono 24 ore di video ma 20 minuti. La perfezione tattica non è esiste, anche perché ogni tanto bisogna staccare non si può essere allenatori 24 su 24”.
Chi lo conosce bene, parla di Allegri come un grande psicologo: sa lavorare bene sulla mente dei suoi calciatori, li sa motivare anche quando li fa giocare poco e quando scendono in campo danno sempre il proprio apporto. “Quando arrivi di mattina al campo di allenamento, è importante sapere tutto dei proprio giocatori. Il loro carattere. Perché magari qualcuno non ha dormito bene la sera prima – sottolinea – , o magari ha avuto qualche problema con la moglie o i figli a scuola. Di conseguenza prepari un certo tipo di allenamento. Ovviamente la condizione fisica è decisiva”.
Inevitabile, infine, parlare di Juventus-Real Madrid, andata dei quarti di finale di Champions League in programma questa sera all’Allianz Stadium di Torino: “Partite come quella di stasera in Champions League sono come le prime alla Scala. Tutti gli attori hanno lo stesso tipo di emozioni di fronte alla gente, di fronte agli addetti ai lavori. Proprio come a teatro. Quando ho visto il sorteggio ero un po’ deluso, un po’ preoccupato ma fondamentalmente felice. E’ stimolo positivo, una spinta. Giocare contro grandi squadre come il Real Madrid ti dà adrenalina. E lo farà per due grandi partite. La Juve non sarà mai come il Real Madrid o il Barcellona – conclude – perché la loro storia e il loro modo di giocare parlano per loro. Forse noi siamo più vicini al Bayern Monaco. Nel DNA della Juventus c’è sempre stata l’aggressività, l’impegno, il fatto di non arrendersi mai”.