Allegri: “Io il Ferguson della Juventus? Lo spero”

Presentando il suo libro “E’ molto semplice”, Massimiliano Allegri ammette di voler restare ancora a lungo alla Juventus e di essere “aziendalista”

Massimiliano Allegri presenta il suo primo libro-manuale: 32 regole tramite le quali il tecnico della Juventus enuncia la sua visione del calcio. “È molto semplice”, il titolo scelto dall’allenatore livornese che al Corriere della Sera ha concesso alcune anticipazioni. “C’è qualcuno che vuole rendere il calcio più difficile e mi fa andare fuori di testa – spiega l’allenatore 51enne – . Con chi ce l’ho? Non ce l’ho con nessuno, dico solo che si rende complicato ciò che è semplice. La semplicità è la cosa più complicata, ma si sta andando verso una direzione non corretta, perché complicare le cose rende ancora più difficile il lavoro”.

Allegri: “Sì, sono aziendalista”

Spesso definito aziendalista da una frangia della tifoseria, Allegri difende il suo lavoro senza se e senza ma: se aziendalista significa raggiungere i risultati chiesti dalla dirigenza, l’etichetta non gli dispiace. “Un allenatore aziendalista è un allenatore che porta risultati. Io mi reputo un manager dell’azienda Juventus – prosegue – , che alla fine dell’anno deve portare a casa il risultato, non solo a livello sportivo, ma anche a livello di crescita dei giocatori. Risultati che incidono alla fine anche sul bilancio della società”. “Se mi piacerebbe un ruolo “alla Ferguson”? Io spero di sì – ammette – , perché vorrebbe dire rimanere tanti anni alla Juve”.

Simone Pepe ha sottolineato ieri che Conte ha fatto tornare la Juve grande, Allegri consapevole di esserlo, ecco la visione che ha del suo ruolo il tecnico toscano. “L’allenatore deve dare un’organizzazione di gioco e avere la lucidità di capire fino a dove possono arrivare i giocatori che ha a disposizione. Quelli che possono arrivare a 7 e devono dare 7, quelli che possono arrivare a 10 devono dare 10. L’importante – insiste – è che l’allenatore conosca le qualità e il punto fino a dove può arrivare il giocatore che ha davanti. Non possono tutti fare le stesse cose, questa è una legge di vita”.

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Chi dice dunque che da un giocatore di livello basso si possa tirare fuori un campione sbaglia: lo si può migliorare fino al suo limite umano, ma oltre non può andare. Ovviamente, con un sistema di gioco particolare si possono mettere in condizione di agire bene anche calciatori di qualità non eccelse. “L’Olanda è l’esempio di un sistema in cui sono stati costruiti per molti anni giocatori singoli molto bravi, poi che non abbiano vinto è un altro discorso – prosegue Allegri – . Il calcio olandese era un calcio totale perché tutti sapevano giocare in tutte le zone del campo. L’Ajax? Il merito della crescita è dei singoli talenti all’interno di un sistema che insegna ai ragazzi a giocare a calcio, che non li “meccanizza””.

Allegri: “Ora dobbiamo vincere anche in Europa”

Infine, una battuta sulla Champions, sogno di tanti tifosi della Juventus, ma che si può raggiungere solo con l’umiltà: “Il compiacersi e la presunzione ti possono far perdere il senso della realtà. Nella finale col Real abbiamo avuto eccessivo ottimismo e sicurezza. In Europa ora devi vincere – conclude – , come devi vincere in Italia”.

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