Allegri: “Vittorie Conte merito anche della società”
Massimiliano Allegri ricorda durante Mister Condò il suo arrivo alla Juventus: “Ostilità dei tifosi? Ero sereno perché credevo nel gruppo”
Massimiliano Allegri è stato nei giorni scorsi ospite di Paolo Condò su Sky Sport. Una prima parte dell’intervista era già stata resa nota, ma ora è stata pubblicata nella sua interezza e non mancano gli spunti di riflessione. Innanzitutto, il tecnico toscano racconta cosa avvenne tre estati fa, quando Antonio Conte si dimise dalla Juventus dopo il primo giorno di ritiro.
“Stavo facendo il trasloco di mia figlia da Milano – ricorda Allegri – . Mi arrivò una chiamata strana, era un momento in cui sembrava fossi destinato alla Nazionale. Alle cinque mi chiamano e mi dicono che il presidente mi voleva parlare, poi vidi un messaggio che diceva che Conte si era dimesso e allora capii. Eredità pesante? Ero sereno perché credevo che quella squadra avesse tanto da dare, soprattutto in Europa. Conte fece bene ma quello fu merito di tutti a partire dalla società, difficile che un allenatore faccia tutto da solo. Ostilità? I tifosi erano giustamente legati a Conte perché lui aveva dato la possibilità di tornare a vincere ed io avevo fatto un’analisi lucida sulla squadra”.
Quella squadra che per conte era da 10 euro e non poteva sedersi allo stesso ristorante da 100 euro con le altre big d’Europa. Da lì in poi, però, sono arrivate due finali di Champions in tre anni: ora la Juve è tra i quattro club più forti d’Europa. Merito anche di avvicendamenti sul mercato che hanno portato all’addio di tanti big, sostituiti da altrettanti campioni.
“Tevez e Pirlo hanno fatto una scelta – continua – , Vidal è stata un’occasione di mercato che la Juve con me ha deciso di sfruttare. L’anno dopo è stato diverso. Tutti e tre gli anni sono stati diversi. Il primo anno bisognava solo crescere in Europa senza stravolgere niente. Difesa a quattro? Bonucci, Barzagli e Chiellini sono i più forti in Europa e possono giocare come vogliono la dimostrazione è la finale del 2015 dove hanno giocato uomo contro uomo per 50 minuti. Secondo anno? Con dieci giocatori nuovi, i senatori non si riconoscevano nello spogliatoio – ammette – , ci voleva tempo per ripartire in modo diverso. Non avevo chiesto Higuain, io do indicazioni e quell’anno dissi che dopo la finale di Champions bisognava migliorare. Nelle giocate Dybala dà più nell’occhio, Pogba è straordinario perché ha fisicità e tecnica. Non ho fatto nulla per tentare di trattenere Pogba anche perché quando la società mi ha detto le cifre…”.
Allegri e il ko col Sassuolo
Il momento più basso di Allegri alla Juventus fu con ogni probabilità lo scorso anno, dopo la partita persa al Mapei Stadium contro il Sassuolo.
“Io nemmeno parlai – rammenta l’ex tecnico del Milan – , parlarono il presidente, Evra e Buffon, io non avevo bisogno di parlare, c’era da ricostruire e la squadra poteva vincere un tot di partite. Una volta dissi ai ragazzi che lo scudetto si poteva vincere, credevano avessi fatto uso di sostanze, bastava riprendere il cammino. Sorrido quando sento i santoni che dicono, fanno e che sanno poco di calcio giocato e sensazioni, credevano fossimo finiti, ma io mi diverto”.
In questi anni il principale avversario di Allegri è stato Sarri, altro tecnico toscano come lui che a Napoli ha dato una precisa filosofia di gioco.
“Accetto e sono felice che si dica che gioca meglio. Veder giocare le sue squadre è piacevole, ma quando devi giocare con l’obbligo di vincere – sottolinea l’allenatore della Juventus – non sempre si può giocare bene: io dico sempre che ci sono quelle 5-6 partite che devi vincere in maniera sporca, giocando male. Non tutta la stagione è uguale, ci sono momenti e momenti”.
Infine, la svolta di questa stagione con il passaggio al 4-2-3-1:
“Rischiavamo di non vincere lo scudetto ed era già un po’ che lo sentivo. Dopo Firenze rimanemmo a quattro punti, entrare in un vertice negativo era un attimo. Avevamo bisogno di una svolta mentale e spaccare la stagione perché con quel modulo, quegli uomini non potevano dare di più”, conclude Allegri.