Ai confini della realtà: l’anti-juventinismo ai tempi del coronavirus

State per entrare in un’altra dimensione: un viaggio nel meraviglioso mondo dell’immaginazione degli antijuventini ati tempi della pandemia

“C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce. È senza limiti come l’infinita frustrazione degli anti-juventini. È senza tempo come l’eternità trascorsa a gufare. È la regione intermedia tra la realtà e la fantasia, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ennesimo fallimento e le vette luminose del tradizionale trofeo d’agosto. È la regione preferita da mezza Italia calcistica, quelle dell’immaginazione, che si trova ai confini della realtà”.

Ogni volta che vedo certi personaggi in televisione, o sento o leggo una loro intervista, trovo conferma dell’idea che mi sono fatto in questi anni a proposito di un certo modo di fare giornalismo in Italia: coi piedi e con tanta, troppa incompetenza e malizia. Ma anche che la realtà di quello che accade o è accaduto nel mondo è diventata un qualcosa di astratto rispetto alla rappresentazione che ne fanno i media. Guardando la televisione, leggendo i giornali, perfino dando uno sguardo su quello che “gira” sui social network, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a due mondi paralleli che non si incontrano mai, nemmeno all’infinito.

Parallela alla realtà mediatica impregnata di motivazioni e simpatie personali, di sceneggiate, di paraculismo e di giornalismo di bassa lega che falsa l’informazione e la reinterpreta a comando, scorre infatti una realtà oggettiva, concreta, i antitesi con l’altra. In questa dimensione fattuale poco praticata dai cronisti dei grandi editori, soprattutto da quelli sportivi, ci siamo noi poveri reietti che viviamo ancora ancorati alla realtà “vera”. Persone, prima che giornalisti, a cui capita sovente di vedere cose diametralmente opposte a quelle descritte nei loro resoconti dai sopra citati “maestri” della disinformazione. Abili, questi, a raccontare a modo loro, omettendo cioè la verità dei fatti, le storie di allenatori falliti dipinti come fenomeni, o di ex calciatori di scarsa qualità, rappresentati come campioni di tecnica e moralità.

L’allenatore nel pallone. Ecco quindi trovare spazio sui media un certo tecnico entrato nella storia (rigorosamente con la “s” minuscola) del calcio più per il record di esoneri e pernacchie che per altro, sostenere in preda a chissà quali visioni mistiche, che Giorgio Chiellini avrebbe detto di odiare (sportivamente, tra l’altro) l’Inter perché quest’ultima, l’assurdo, l’avrebbe battuto spesso. E poco importa se ciò sarà successo solo sulla sua PlayStation: ha detto questa scemenza, e chi lo ha intervistato non l’ha nemmeno corretto. Evidentemente i trionfi bianconeri e i tonfi avversari, evidenziati poi da distanze siderali in classifica e da goleade in campo, ce li siamo sognati.

Altro giro, altro delirio. Stavolta da quello che molti ricordano più per certi fallacci criminali a tradimento che per le giocate. Un giocatore che di lacrime ne ha versate tantissime per le sconfitte, che pensa però bene di citare date a caso per vantarsi di una vittoria, tra l’altro ottenuta dopo cinquant’anni di anonimato assoluto, per cercare di sfottere una società che nella sua storia ha vinto TUTTO. Ve lo immaginate uno che sfotte Rocco Siffredi perché un giorno di tanti anni fa, dopo anni di solitudine e delusioni, è riuscito a trascorrere per miracolo una notte brava con Miss Universo (con cuoi tra l’altro il buon “Rocco” è stato due volte prima di lui)? E poi dopo di nuovo il nulla cosmico, senza vedere più l’ombra di una donna per anni? Bene, qualcosa di simile.

La cosa farebbe già ridere di suo, se non fosse che il “tipo” in questione sembra crederci davvero e prova pure a fare la morale! Anche qui, ve lo immaginate un bulletto di quartiere, che magari lavora come buttafuori in un locale malfamato, che si mette a predicare sulla bontà, sul rispetto, sull’onestà e accusa l’attività di fronte alla sua di delinquere?

Campioni del cuore. E potremmo continuare all’infinito, citando magari quei “campioni” da salotto che nelle ultime settimane hanno fatto a gara per sottolineare come a loro la Juventus non piace e non ci hanno voluto giocare. Gente che la squadra bianconera nemmeno ha seguito o che, in un paio di casi, ha deciso di non comprare e abbandonato perché non ritenuti all’altezza, che gira la frittata con l’aiuto di giornalai compiacenti. Anche per loro ci vengono in ente esempi calzanti: sembrano infatti quei tipi che sognano di uscire con la bella di turno, ricevono buca, e per rabbia e dolore, in preda a travasi di bile, cercano di darsi un tono e fare i fighettini dicendo in giro “sono stato io a rifiutarla”, “non l’ho mai cercata, era lei che mi piangeva dietro” o “è una poco di buono, mai interessata”. E mentre lo dicono, una lacrima gli cola sulla guancia. Ovviamente non vista dall’intervistatore. In fondo siamo in Italia dove, come detto all’inizio, tutto è recitato per una platea a cui il “racconto” della vicenda verrà filtrato e manipolato dai media amici a seconda della convenienza.