La Juventus ambisce a vincere sempre. La cosa più importante oggi è ripetersi in Italia. La Champions ci permette di sognare, e ci piace sognare. Ce la possiamo giocare con tutti, fino in fondo. Drogba? Preferisco parlare degli uomini che abbiamo. La Juve ha il miglior attacco e la miglior difesa. E uno staff che se ci saranno da cogliere delle opportunità, non se le farà sfuggire. Gennaio è inflazionato da opportunità solo relative. Le spese importanti si fanno d’estate. Valuteremo il da farsi.
\r\nLa più grande emozione di Agnelli da quando è presidente?\r\n
La sera dello scudetto conquistato a Trieste. Io ero a casa, in collina, e ho visto e sentito Torino esplodere sotto i miei occhi. Sono rimasto mezzora in giardino ad ascoltare. Il giorno in cui prenderemo i top player? Arriverà senz’altro. Ma non è un giorno che arriva dall’oggi al domani per magia. Ci vuole la giusta gradualità. Questa è una società il cui fatturato è oggi di 215 milioni di euro e l’anno prossimo faremo il nuovo record. Ma occorre raggiungere un fatturato stabile di almeno 300-350 milioni di euro per mettersi al passo. Barca, Real e Manchester United fatturano mediamente 450-500 milioni, il Bayern 350, il Psg è diverso, un’anomalia legata ai suoi investitori arabi. Occorre aumentare le capacità di fuoco della società, ma tutti quanti dobbiamo capire che non sempre il grande investimento è quello che fa fare il salto. I migliori affari dell’attuale Juve sono stati Barzagli, Pirlo e Pogba, che sono costati in tutto 300mila euro.
\r\nIl sogno di Agnelli, come disse lo scorso 26 ottobre, è quello di cambiare il calcio italiano.\r\n
Sì. Quando sono arrivato alla Juve, due anni e mezzo fa, ho trovato una società sostanzialmente apatica, che accettava i risultati che arrivavano e, stadio a parte, non pensava al rinnovamento. Già si diceva che sarebbe stato necessario “cambiare il mondo”, sì, ma prima dovevamo cambiare noi. E’ da lì che siamo partiti e per ritenerci “arrivati” abbiamo ancora da realizzare due cose: la cittadella Juve di Continassa, un’operazione di 340 milioni di euro tra investimenti diretti e indiretti; e l’allineamento del valore della maglia ai livelli dei competitor europei. Finito il percorso interno alla Juve, dobbiamo pensare alla crescita del calcio in Italia. E lì bisogna intervenire su tutto. Trovare in Lega una guida strategica e un piano, sapendo che ci vorranno tra i 5 e gli 8 anni per riportare il calcio italiano ai vertici di quello europeo. Il nostro stadio mi rende felice e orgoglioso, ma da solo non serve, ne occorrono almeno altri dieci. La sicurezza: a Londra, freddo cane, esco da Stamford Bridge con la giacca della società sulle spalle, qualche giorno dopo ero a Firenze e uscire con mia moglie a braccetto dallo stadio era semplicemente impensabile. I marchi: il Censis dice che il giro d’affari dei marchi contraffatti in Italia, non solo sport, è di 8 miliardi di euro, e non succede niente. Legge Melandri: le linee guida sono corrette, sarà la Spagna prima o poi a doversi allineare. Noi nel passaggio al diritti collettivi ci abbiamo rimesso 30-35 milioni di euro. Tutto o.k. mai paletti sono troppi e troppo penalizzanti, e con le delibere della Lega che finiscono 15 a 5 con le grandi all’angolo ci rimettiamo sempre. Per non parlare dei diritti tv internazionali, dove il gap con gli inglesi è di uno a dieci. E la legge 91, che ancora tiene insieme l’iperprofessionismo e quello di base. I campionati: scenderemo tra due stagioni a 102 squadre professionistiche, beh, sono ancora troppe.
\r\nUna battuta su Calciopoli a distanza di sei anni e sette sentenze:\r\n
Mi sembra che di sentenza in sentenza paradossalmente Giraudo e Moggi siano rimasti i soli colpevoli. I mille che c’erano prima non ci sono più. Il tavolo della pace? Un momento di confronto comunque utile, anche se le persone intorno a quel tavolo si parlavano prima e hanno continuato a farlo dopo. Il documento che allora mi fu proposto era assai strano: voltare pagina con la consapevolezza che fu giustizia sommaria, questo c’era scritto. Una bizzarria. Ricorso al TAR? Sì, il ricorso va avanti. Io credo che la Federazione abbia avuto tutti gli strumenti per decidere sulla questione Inter. Decidendo di non decidere è andata incontro a questa situazione. Voltare pagina? Dipenderà dall’evolversi di molte situazioni. Oggi le condizioni non ci sono. Se si creeranno, chissà. Ma la rivalità storica con l’Inter, sia chiaro, non verrà mai meno.
\r\nScommessopoli, un’altra brutta pagina per il funzionamento della giustizia sportiva…\r\n
Tema delicato, accentuato dal fenomeno criminale di Scommessopoli. Molte cose non funzionano: il principio dell’omessa denuncia, strumento come minimo discutibile, che per giunta rappresenta un limite alle indagini dei p.m. per le ricadute che ci sono sulla giustizia sportiva. Un tesserato non parla perché sa che questo gli costerà la squalifica, è ovvio. E poi la responsabilità oggettiva: paghiamo per il comportamento di certi tifosi e questo è già sbagliato. Ma soprattutto paghiamo o rischiamo di farlo per il comportamento dei tesserati, addirittura per quelli che il presunto reato sportivo lo hanno commesso in un’altra società. E dai giocatori “infedeli” come ci difendiamo? Pedinandoli? Non mi pare il caso. Ora abbiamo persone che passano in pochi minuti dal giudizio su un giocatore patrimonialmente importante come Bonucci a quello sull’ultimo dei dilettanti. Perché non dobbiamo avere dei professionisti che si occupano di queste cose? Oggi la giustizia sportiva è interamente controllata dal presidente federale, dove sono la terzietà e l’indipendenza? E non posso sentirmi dire, come fa Abete, che ci sono i principi Fifa e Uefa da rispettare. Abbiamo un problema, come lo risolviamo? Possibile che le istituzioni dicano sempre “dovremmo fare, dovremmo fare” e non succede mai nulla? Occorrono figure che accedano a certi ruoli per concorso. Butto lì un’ipotesi: una sezione speciale dei tribunali che si occupa di vicende e di giustizia sportiva, finanziata se è necessario dallo stesso sistema sportivo. Così si arriverebbe al giusto processo, che in questo Paese manca in assoluto.
\r\nAbete confermato alla Figc?\r\n
La Nazionale che va in finale all’Europeo non vuol dire che il calcio sta bene e la federazione funziona. Se gareggiamo per ottenere gli Europei e veniamo bocciati, quello è un fallimento. Se gli stadi continuano a non esserci, quello è un fallimento. E chi è deputato a questo cose? Moratti, Galliani, Agnelli, o chi governa il calcio? Chi non ha operato, le società o le istituzioni? Della Valle mi attacca? Ha tanto tempo libero. L’addio di Del Piero? Meglio era impossibile. Ha alzato la coppa dello scudetto nel suo stadio, il miglior sceneggiatore non poteva studiare un’ultima volta più bella di questa.