Abete, e adesso come la mettiamo?

(Di Luca Falvo)\r\nAhi, ahi, Abete, il caro Moggi ci ha stupito con un’altra intercettazione da triplo baffo rosso.\r\nLungi da me l’idea di affermare che questa telefonata dimostri un malaffare di natura interista, anche se, tra i due litiganti (juve e Inter) chi gode non è certo la squadra bianconera.\r\nCi è stato detto che della cupola facevano parte anche Bergamo  e Pairetto e non con un ruolo marginale, visto che, in mancanza della pistola fumante, ovvero della valigetta carica di soldi alla Preziosi (a proposito, spero che avremo ulteriori notizie riguardo alla sua mancata radiazione), i due avevano il compito di premiare gli arbitri vicini alla Juve e mortificare chi remava contro.\r\nQuesta telefonata racconta l’esatto contrario: Rodomonti è minacciato, nemmeno\r\ntroppo velatamente, di vedere la sua carriera andare a rotoli se fa anche il minimo passo falso.\r\nE cosa deve fare per premunirsi? In caso di dubbio premia chi sta più indietro: l’Inter che ha 15 punti in meno.\r\nAttenzione, siamo nel 2004, campionato 2004/2005, girone d’andata. Non\r\nc’è nulla di deciso e la Juve può perdere punti importanti perché qualcuno ha ordinato a Rodomonti di favorire (in caso di dubbio, per carità!) l’Inter.\r\nBella cupola, bei sodali. Manco si fosse a risultato acquisito, campionato chiuso. E quale può essere l’interesse di Bergamo se non quello di evitare grane e vedere ammazzato il campionato?\r\nOra, se la mia analisi è corretta – e sono pronto a scommettere che in tanti diranno l’esatto opposto – bisogna riconoscere che in serie A c’era una molteplicità di interessi confliggenti, com’è anche adesso e com’era nella natura delle cose che fosse. Altro che cupole. Altro che!\r\nSolo che il sentimento popolare, indirizzato – pardon, orientato – da certa stampa, ha impedito che l’affair calciopoli venisse giudicato con la necessaria serenità e nei tempi e nei modi più giusti. Chi se n’è avvantaggiato?\r\nLa risposta la sappiamo tutti. E non è certo solo l’Inter.\r\nE allora, se è vero che l’etica non va in prescrizione, caro Abete, se non sei un fantasma, batti un colpo.\r\nAssumiti le tue responsabilità e ammetti che è stato fatto un grave danno alla Juve.\r\nUna soluzione politica, poi, si troverà.