Moggi: Juve troppo turn over, Zeman fa divertire gli avversari
“Mettiamola così: i 60 minuti iniziali di Marassi sono il frutto di un turnover esagerato, è il primo tributo della Juve alla Champions”. Luciano Moggi esordisce così sull’editoriale pubblicato oggi dal quotidiano ‘Libero’. L’ex direttore generale della Juventus ha fatto il punto sull’ultima giornata di campionato, analizzando la prestazione dei bianconeri contro il Genoa: “Senza l’in combenza del Chelsea, dubitiamo che Vucinic e Asamoah sarebbero stati in panchina e ci convince poco la dichiarazione di Carrera su un castigo dato al montenegrino per poco impegno negli allenamenti. Per cui turnover sbagliato in chiave Champions, con le conseguenze che si sono viste e che permettono di dare una valutazione diversa tra prime e seconde scelte, che paritarie non sarebbero più. Una Juve non delle solite, alla fine il risultato è venuto (San Buffon!) dopo però aver rischiato di subire un secondo e anche un terzo gol. Un avviso agli avversari che non mollano, il Napoli anzitutto, che ha vinto in discesa sul Parma, con Pandev, Cavani e Insigne, e la Lazio che non perde un colpo sbugiardando chi non le dava nessuna considerazione”, ha proseguito Moggi che è molto pessimista sul prosieguo della stagione del Milan.\r\n
Il “dualismo” con la Champions, che sembra irretire la Juve, non è un problema per il Milan, che i suoi guai li ha già in campionato e dubitiamo che spariranno come d’incanto in coppa. Forse non è un piccolo Milan, ma di sicuro non è nè grande nè competitivo. Aiutarsi con le parole non aiuta quando il prodotto non regge. Non è prospettando un duello per lo scudetto che può farsi il miracolo, come pensa Galliani. È un Milan costruito male, senza una testa pensante, nessuno degli ultimi arrivati lo è, neanche De Jong, piu incontrista e quindi inadatto al ruolo. Si è aumentato il numero dei cursori e degli incontristi, manca la creatività. E non è neanche questione di budget a disposizione. Si poteva fare meglio anche con pochi soldi ma con giocatori più appropriati. Come di sicuro ha fatto l’Atalanta, dove esistono addirittura due teste pensanti, una sul campo, Cigarini, e l’altra dietro la scrivania, il DG Pier Paolo Marino. E Colantuono deve essersi ispirato al Milan di Ibra per metterlo al tappeto. Ricordate lo svedese che faceva da boa per gli altri, facendo segnare 11 gol a Nocerino e creando il mito Boateng? Il ruolo lo hanno interpretato in questa occasione i bergamaschi Denis e Cigarini, scambiandosi le parti, ed è stato l’ex Siviglia a decidere la partita. Qualcuno pare aver scelto il colpevole in Allegri, l’idea di un cambio attribuita a Berlusconi, noi non vediamo colpe nell’alle natore. Partito con una prospettiva si è trovato tra le mani un organico tagliato a fette, manchevole di uomini chiave, e con molti sovrappiù non all’altezza del Milan, da Mexes a Niang, a Bojan che aveva fatto poco già a Roma, Emanuelson poi dà sicuramente velocità ma di palloni ai compagni non ne dà mai, e il povero Pazzini isolato tra tanta compagnia non può fare di necessità virtù. Se questa è la matassa, è molto difficile sbrogliarla. Arriverà respiro dal ritorno degli acciaccati, ma l’anatroccolo non diventerà un cigno.
\r\nNon poteva mancare, poi, una stoccata all’allenatore meno decorato della storia del calcio, Zdenek Zeman:\r\n
A Roma Zeman ha battuto sé stesso in termini di disastro, partita saldamente in pugno ma finita alla malora. Il boemo accusa i giovani, non gli passa l’idea che le colpe possono essere sue (con due cambi sbagliati ha cambiato il volto della squadra: Lamela e Pjanic per Lopez e Marquinho), preso com’è dalle dichiarazioni da fare contro tizio e contro Caio. Meglio farebbe a pensare di più alla squadra, perché le idee di Zeman divertiranno pure, ma si divertono di più gli avversari, ultimo il Bologna.