Lo Stellini “intercettato” è una persona per bene
Ai tempi della sua militanza nel Como, Cristian Stellini era uno dei miei preferiti. In campo e fuori. Che sia finito a fare il “tattico” della Juventus, cioè uno degli uomini di fiducia di mister Antonio Conte, non stupisce affatto. La sua forza, al centro della difesa e, in casi estremi, anche in altri ruoli, derivava essenzialmente dalla sua intelligenza calcistica, che poi era intelligenza tout-court. Oggi Stellini balza alla ribalta delle cronache perché intercettato quando giocava nel Bari, squadra finita nel pieno della bufera del calcio scommesse. Dalle sue parole trascritte sui brogliacci dei magistrati emergono due notizie. La prima: Stello (così lo chiamavamo) sapeva che tra tifosi, giocatori corrotti e malavita esisteva una rete criminosa dedita alle scommesse. La seconda: l’ex azzurro, “invitato” direttamente a partecipare agli affari, si è rifiutato categoricamente. Ora, a quanto pare, il fatto di non aver denunciato quanto di sua conoscenza potrebbe costargli una lunga squalifica. A parte il fatto che, in qualche modo, Stellini una denuncia l’ha fatta. E non al primo che passava, bensì a Demetrio Albertini, presidente dell’Associazione italiana calciatori. Sempre dalle intercettazioni si capisce che Stello si era lamentato pesantemente per l’isolamento e la scarsa tutela che i giocatori a rischio pressioni malavitose subivano. “Tu cosa fai per tutelare queste situazioni – racconta l’ex lariano di aver detto ad Albertini – […] I giocatori non è che vanno a scommettere, però vivono pressioni di gente che dice dovete fare pareggio perché altrimenti vi ammazziamo di botte…ma tu cosa fai per tutelarli”? Insomma, cosa accadesse era noto a molti, probabilmente a tutti da un certo livello in su. E molti, come Stellini, non hanno sporto formale denuncia alle autorità giudiziarie, temendo pericolose ripercussioni. Certo, un po’ più di coraggio in questo Paese non guasterebbe. Ma se mi metto nei panni di uno Stellini qualsiasi, in una città come Bari, dove ti sparano per strada, l’aver risposto picche alle lusinghe di chi gli chiedeva di partecipare alle combine mi sembra già il gesto di una persona retta. È vero che il rischio di questo ragionamento è di abbassare la già sprofondata soglia etica con cui conviviamo quotidianamente. Ma un certo realismo è imprescindibile. Insomma, c’è una bella differenza tra un giocatore che si fa dare 300mila euro per farsi un autogol e un altro, della stessa squadra, che rifiuta l’offerta pur non andando immediatamente in Procura. Stellini è quest’ultimo. Per come l’ho conosciuto e per quanto leggo sul suo conto, fa parte ancora pienamente del mondo delle persone per bene. Forza Stello.\r\n\r\n(Liberamente tratto da un articolo di Mauro Migliavada del 05-04-2012)