Il processo a Conte e le liti tra le mogli
La Stampa di oggi riporta le idee secondo le quali il procuratore federale Stefano Palazzi è propenso a pensare che, a muovere i racconti di Filippo Carobbio, l’accusatore di Antonio Conte, non è stato forse il rancore personale, ma una lite fra le rispettive mogli.\r\n\r\nIL PERMESSO NEGATO PER IL RITORNO A CASA – Carobbio rivela a Palazzi ed ai suoi cosa accadde in occasione della nascita della figlia Adelaide, giorno il 21 settembre del 2010: «…avendo appreso da mia moglie che stava andando all’ospedale, chiesi il permesso all’allenatore per poterla raggiungere a Bergamo e con l’impegno di rientrare il giorno successivo per recuperare, nel pomeriggio, l’allenamento svolto dal resto della squadra al mattino. Il mister – afferma Carobbio – non fu d’accordo con tale proposta, affermando che la mattina dopo non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento in vista della partita che si sarebbe disputata il venerdì successivo sul campo di Piacenza…».\r\n\r\nLE CONSORTI SUL RING – Conte, davanti a Palazzi nell’interrogatorio di due settimane fa afferma. «…In occasione di Juventus-Siena, successivamente alle notizie relative all’indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di Vergassola, durante il quale la medesima gli diceva testualmente “hai visto, quello ve la sta facendo pagare”. Successivamente a tale incontro, la mia compagna ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa di Brienza quando la moglie di Carobbio si era lamentata con lei con tono alterato, additandola in quanto, a suo dire, ed a causa del diniego del permesso al marito in occasione della nascita della figlia, aveva dovuto sostenere una spesa di 1500 euro…», così si è espresso Antonio Conte di fronte agli investigatori della Figc.\r\n\r\nLARRONDO CONTESO – Nell’atto di ricostruire le sue accuse a Conte in merito a Novara-Siena, Carobbio si sofferma su un particolare consegnato alla procura federale. «… al discorso di Conte che ci informava del pareggio concordato, nessuno di noi si stupì più di tanto… ricordo che, durante la gara, mentre mi scaldavo insieme al mio compagno Larrondo, egli, essendo giovane e straniero, mi chiese, alla luce di quanto riferito da Conte nella riunione tecnica, come si doveva comportare se l’allenatore l’avesse fatto entrare in campo. Lo tranquillizzai dicendogli di fare movimento senza segnare…». Larrondo, convocato da Palazzi tre giorni dopo, negherà tutto, affermando. «… ricordo la partita Novara-Siena. Ricordo che giocai pochi minuti finali: nella riunione tecnica pre gara l’allenatore ci disse che voleva vincere a ogni costo. Non ricordo di aver parlato con Carobbio a bordo campo…».\r\n\r\n\r\nA fine articolo del bravissimo GUGLIELMO BUCCHERI mi chiedo e Vi chiedo: E’ attendibile un processo che si basi su queste prerogative? Il principio di innocenza che il nostro Sistema Penale vuole rendere sempre piu inattaccabile(a torto o a ragione non sta a me giudicarlo), non viene forse messo qui in notevole discussione? E’ evidente che chi sostiene la tesi del linciaggio mediatico non stia andando molto lontano dalla realtà, per un solo e semplice motivo: vengono citati, come parte in caua in queste controversie, numerosi soggetti, dei quali però non vi è poi traccia in Procura, un processo giusto non dovrebbe forse essere alimentato dalla disquisizione e dall’analisi di ogni singolo e minimo particolare? \r\n\r\n\r\n