Abete avvisa Agnelli: “Lo scudetto 2006 è dell’Inter e lì rimane”
L’ormai famigerato tavolo della pace è destinato a fallire. Se i presupposti sono quelli ribaditi dal presidente federale Abete a ‘Radio anch’io – Lo Sport’, e se il Presidente della Juventus Agnelli manterrà la sua parola, il summit pacificatore sulle vicende di Calciopoli non potrà che durare pochi minuti. Colui il quale aveva pronunciato la famosa frase “l’etica non va in prescrizione”, infatti, forte anche della sentenza di Napoli avvisa i bianconeri: “giusto assegnare e non togliere lo scudetto 2006 all’Inter”.\r\nSi parte male, anzi malissimo, e non vediamo con questi presupposti cosa ci si debba sedere a fare ad un tavolo con delle istituzioni che hanno giudicato la Juventus in meno di 4 settimane, mentre per giudicare l’Inter hanno impiegato 14 mesi, giusto il tempo necessario a far scattare la prescrizione.\r\n
“Ha il fiato corto chi pensa che l’unico soggetto da convincere sia la federazione – esordisce Abete a ‘Radio anch’io – Lo Sport’ -, c’è il sistema di regole del Coni e quello degli organismi internazionali da tenere in considerazione. Vediamo il contenuto delle regole, poi vedremo l’effetto del cambiamento delle regole: ma attenzione l’ordinamento sportivo è diverso da quello penale. E questo vale anche per gli esiti del tribunale di Napoli su Calciopoli: ci sono eventi che meritano sanzioni a livello sportivo ma non a livello penale e viceversa. L’articolo 22 bis comporta una semplice presa d’atto, non c’è neanche la delibera per la sospensione. La Federazione non ha preso alcuna decisione, ne discuteremo in consiglio che è titolare di valutare: se la norma sarà modificata, poi toccherà al Coni vigilare e vagliare”.\r\n
\r\nTornando poi sul cosiddetto ‘doping legale’, termine coniato dal presidente del Coni Petrucci, Abete aggiunge:\r\n
“In ogni caso Petrucci aveva ragione, pensate al caso Sion: se in ognuna delle 53 nazioni affiliate si facesse allo stesso modo per cui una controversia finisce in aula di giustizia, il calcio continentale finirebbe. La logica che si tratta di ordinamenti autonomi deve passare: io l’ho detto prima del pronunciamento dei giudici di Napoli. Le decisioni del Tnas e il tribunale di Napoli hanno detto, al di là dei giochi di parole che la vera competenza è dire quello che si può fare o no, la vera incompetenza è dire quello che non si può fare”.
\r\n\r\nUn ascoltatore, poi, chiede come mai l’Inter, a cui è stato rinfacciato l’articolo 6 dal procuratore Palazzi, si sia avvantaggiata di uno scudetto e continui a sbandierare la propria ‘onestà’..\r\n
“Non mi sottraggo – risponde Abete – ma in Federazione non spadroneggia nessuno. Il fortino federale è ben difeso, se pure fosse da espugnare, perché ci sono regole e comportamenti. Ma non è un fortino: siamo tra la gente e non stretti dentro le mura. Non abbiamo la sensazione di essere chiusi per le preoccupazioni del nostro agire. Siamo trasparenti: in Figc padroneggiano le regole, ma sbaglia di brutto l’ascoltatore quando parla di sentenza di Palazzi semmai fa un atto d’accusa, e lo ricordo per il processo di Napoli e per questo caso, ci sono tre gradi di giudizio. Devo ricordare che l’esposto della Juve del 1 aprile 2010 era successivo, come ricordava Palazzi, alla prescrizione per quei fatti scattata il 30 giugno 2007 per i club e il 30 giugno 2009 per i tesserati. Palazzi ha rispettato una legge dello Stato: non c’è stato nessun ritardo sul lavoro legato all’esposto juventino. Era già intervenuta la prescrizione. E chi scrive lo dica chiaramente”.
\r\nInfine, Abete torna sul tavolo della pace e sull’oggetto del contendere: lo scudetto 2006:\r\n
“Quella di Agnelli è un’ottima iniziativa ed è attuabile. Il tavolo ha ricevuto il plauso di Petrucci e si farà, sarà l’occasione per fare chiarezza e nel rispetto degli organismi esistenti. La Figc non ha figli e figliastri. Chiudere Calciopoli subito? Non posso dirlo, se lo dicessi sarebbe un’opinione legata ad un’utilità connessa al mio ruolo. Io Calciopoli l’ho subita due volte, prima e dopo: non ero prima del 2006 tra i principali soggetti individuati come potenti del calcio, basta leggere le intercettazioni per capire come la pensavano i principali soggetti su di me (anche Moratti, a dire il vero, ndr). E l’ho subita dopo per le conseguenze che ci stiamo portando dietro. I presidenti sono legittimati a fare le loro battaglie di opinione, io devo far rispettare le regole che ci sono. E al di là dei giri di valzer delle opinioni, i fatti ci danno ragione: ci dicono che la decisione del luglio è di grande competenza. L’iter scelto era giusto, lo scudetto è la conseguenza di uno scorrimento di classifica e di sentenze della giustizia sportiva. Legittime le battaglie dei presidenti, ma la Figc articolerà le sue posizioni contando di avere successo come capitato finora”.