Saggio di fine processo/2
(Di Giacomo Scutiero)
Penta lavora quando tutti dormono. Stavolta invece di Prioreschi butta giù dal letto Trofino, un occhio di riguardo per la mamma Morescanti. Un’altra Bergamo-Fazi, lo stesso copione: la cupola è solo di Michelangelo. Il designatore fa il capoclasse, in aula con venti minuti di anticipo; in lieve ritardo gli avvocati, poi Moggi.\r\nDi sua sponte. Dall’illecito a Dino Viola da lui sventato, ai decenni di carriera con profitto. Bergamo rinfresca l’albo d’oro con lui designatore e la pioggia di Perugia, una delle distrazioni del perfetto imbroglione (secondo Narducci). Lo scudetto che si ferma due anni a Roma, mai successo; infine la citazione del 5 maggio, Inter asfaltata dalla Lazio che manco aveva il catrame. Talmente scarso e corrotto da entrare nella commissione Uefa.
Moratti disperato lo chiama, lui accetta l’invito a cena. Convinto di averlo rassicurato, si ritrova con moglie, figlie e fratello controllato dalla security Telecom. Cita “I lupi e gli Agnelli”: Giraudo vuole Agnelli presidente, Elkann lo disintegra. Tavaroli confessa, le indagini volute da Moratti e Facchetti sono fatturate all’Inter; emerge niente, ma Massimo e Giacinto hanno appena iniziato a grattare.
Entra la Procura di Napoli, che delega Roma e Auricchio. Intanto Baldini si dimette dalla Roma: ha altro cui pensare, Mazzini ne sa più di qualcosa. Un traditore dello Stato serve le informative ai giornali, lo scandalo è on air.
Il falso dei falsi si chiama Nucini. Un soggetto che andava allontanato dall’aula, dice Morescanti, una presa in giro durata ore. Un arbitro scarso, cinque gare un anno e zero il successivo. Bergamo organizza cene per salutare gli addetti ai lavori, essendo l’ultimo anno da designatore. La stravaganza una sera, quando l’ospite a casa è Facchetti: Giacinto chiama Moratti col telefono di Bergamo, questa è una delle telefonate in soffitta. Quando gli ospiti sono Moggi e Mazzini, la casa è circondata dai carabinieri.
La maternità non indebolisce. L’associazione secondo l’accusa opera anche nel ’99, con Fabiani protagonista: peccato che questo in quell’anno non era nel calcio. A proposito della Fazi, Morescanti ricorda che non partecipa ai sorteggi arbitrali: impossibile truccarli, tra giornalisti, notai, palline tutte ammaccate e foglietti ripiegati volte e volte. Gli accertamenti di Auricchio? Nessuno.
Per le schede svizzere basta dire che non c’era rogatoria, quindi sono inammissibili al processo. Inoltre ogni numero ha un intestatario, così risalgo al proprietario e accerto di chi è la sim. I carabinieri hanno mai chiesto a De Cellis a chi aveva registrato le schede. Quella di Paparesta padre presa anche dal figlio arbitro: nel 2006 indagato poi collaboratore, accusato da un aggancio di cella a Roma quando lui è ancora a Bari.
“Il mondo del calcio era pieno di miliardari, petrolieri, ignoranti, gente con la quinta elementare che poteva provocare guai seri a livello di pressioni di tifosi”. È la dedica della Morascanti a Moratti, il motivo più grande per cui Bergamo voleva abbandonare la Figc. La Federazione ovviava alle polemiche fornendo cellulari ai designatori, oggi è coraggiosa tanto da chiedere risarcimenti.
Sveglio più che mai, merito di Penta. Trofino promette di non far polemica, ma è come dire di godere l’1-0 della Juve nel primo tempo di ieri.
Moggi è stato l’invidia di tutti, da capostazione a dirigente numero uno. Tra gli invidiosi Baldini, uno che in aula compare troppo poco per quanto dovrebbe: “Non ho fatto il tuo nome, ho fatto altri nomi ma il tuo non l’ho fatto, io ti salverò”. Se non ha parlato con i carabinieri, con chi?
Centosettantunomila telefonate. Se ognuna durasse tre minuti occorre un anno e mezzo per ascoltarle, Penta fa l’impossibile, giorno e soprattutto notte. Dopo Carraro che esige la partita corretta, nel dubbio contro la Juve, il passa parola di Bergamo a Rodomonti, fino alla Fazi che fa la sintesi: la Juve è troppo più forte degli altri.
Sulle griglie qualcuno era davvero bravo. Meani fine conoscitore di arbitri e guardialinee, vuole i “cavallini buoni”. Esulta con quelli che tifano il suo Milan, si congratula per le designazioni. Lungi da Moggi tutto ciò. Galliani che ordina di spingere, spingere qualche suo uomo in dilettanti, e parla con Puglisi. Sulle ammonizioni mirate, basta pensare a Nesta, Seedorf e Rui Costa diffidati e non fatti fuori prima di Milan-Juve.
Le schede svizzere comprate e fatturate alla Juventus, un segreto troppo facile da scoprire. Per evitare lo spionaggio e per fare calciomercato, infatti non intercettate. Centomila telefonate solo di Moggi, zero su acquisti e cessioni giocatori…
L’avvocato ne ha ancora, il pubblico ministero annuncia una replica. Il tutto tra due settimane. Poi forse controreplica della difesa, l’otto stesso o il quindici. Si chiude il romanzo.