Via col Ven(e)to
(Di Giacomo Scutiero) Non è amichevole né serie A, ma a Roma è partita vera. Belvedere, di nome e fatto: la sala dell’hotel di via Veneto e i protagonisti al microfono. Noti (Agnelli, gli avvocati Briamonte e Chiappero) e non (il consulente amministrativo Landi). In quattro, perché la triade non basta e il nuovo modulo è questo. Conte dixit.\r\nPosti esauriti, due occupati dalla Gazzetta: il vicedirettore Palombo scorta, anzi scavalca, il semprerosa Piccioni. Vaciago fa le veci di Moretti per Tuttosport, Nerozzi è il giornale di Famiglia. Radio Radio chiede quando muore Calciopoli: Agnelli risponde, “dulcis” e in fundo.\r\nSulla destra siede Juventus Channel, bentornata Ciardiello; a sinistra la compagna Giulemani; a piè di sala Ju29ro, fiero dirimpettaio a distanza del presidente.\r\nAgnelli ammaliato dal panorama della terrazza, ma i complimenti al Cuppolone durano poco. Il 18 luglio non è stata una sorpresa: la decisione di non decidere è la soluzione comoda dell’incompetente, dichiaratosi tale senza vergogna.\r\nL’oggetto del contendere è la disparità di trattamento. La X non c’era nel 2006 e non c’è nel 2011; il danno si, quandunque lo si voglia datare. Il fine è la richiesta di risarcimento a livello patrimoniale, erariale e di immagine. Dalla lapidazione pubblica e l’onestà sbadatamente riconosciuta, passando per l’incompetenza svergognatamente dichiarata, per arrivare a cinque iniziative legali. Già firmata la prima, il ricorso al Tribunale Nazionale Arbitrale per lo Sport (TNAS).\r\nPoi occorre “sterilizzare l’ambiente, che ha dimostrato di non avere sufficienti anticorpi”: altri esposti destinati a Corte dei Conti, Ministero dell’Interno, CONI e UEFA.\r\nIl TNAS è stato scelto perché un procedimento aperto. “Lì, se vuole, l’Inter può venire. Il tavolo c’è”. Gli altri ricorsi sono la bocca di lupo per la FIGC. Per Abete “Calciopoli è finita”; nell’intervallo di Italia-Spagna però è apparso cogitante per quanto detto all’Hotel Baglioni. La Corte dei Conti per il danno erariale, il Governo per la vigilanza mediante la Prefettura, l’UEFA come grande fratello europeo. Se la giustizia domestica non accontenta si procede con quella togata, TAR e Consiglio di Stato.\r\nA proposito del campionato revocato, si attende il verdetto di Napoli. In caso di primo grado favorevole si interviene subito, prima di Appello e Cassazione. Sullo scudetto 2006 la società non discute: il campionato non è sotto indagine, il titolo spetta a chi collezionò 91 punti. “Qualcun altro se l’è visto recapitare sulla scrivania”: il provvedimento esiste e può essere revocato. C’erano una volta gli onesti, oggi sopravvivono i prescritti.\r\nPalombo freme dalla voglia di interrompere, ma attende il turno. Non gli è chiaro perché la Juve chiede i danni. Briamonte, rancoroso come solo l’autore del ricorso al TAR stracciato cinque anni fa può essere, inattaccabile come il secchione alle elementari, esemplifica.\r\nAll’Internazionale spettava una percentuale sui diritti televisivi di Champions pari al 15 per cento, visto il terzo posto in classifica. L’Internazionale incassò la percentuale spettante al primo classificato, il 40 per cento, nonostante l’ordinamento sportivo prevede la non assegnazione del titolo stante il primo posto in classifica. Juventus a zero, Inter a quaranta. Questo è un danno.\r\nC’è tempo anche per una domanda coi “baffi”, sulla negligenza e il non sapere. “Per una ragione che non sappiamo, ma che stia certo scopriremo, non erano noti tutti i fatti”: se allora si ignorò onestamente, oggi si pecca in malafede.\r\nMancano pochi a rassegnare le dimissioni da colpevolista. Palombo confabula con Nicolini, Sky Sport, e lascia solo Piccioni. Ci siamo.\r\nLa conferenza attesa un lustro è terminata, Calciopoli sta per iniziare. Quella vera, azzerata per manifesta parzialità. Uccisero un’anima, che oggi riprende le funzioni vitali temporaneamente sospese. Si chiama reviviscenza.\r\nL’inviato di Radio Radio merita una risposta, aveva chiesto quando ci sarà la parola fine. Il presidente lo ringrazia perché è l’epilogo che pregustava: “Se stasera rivedo gli scudetti in bacheca, stasera stessa chiudo”. Andrà avanti. “I giocatori e i tifosi pensino al campo, al resto penso io”. È stato di parola.