Peruzzi: “La Juventus paga ancora Calciopoli. Rossi? Uno che fa la differenza”
Angelo Peruzzi, ex numero uno della Juventus, con la casacca bianconera ha vinto praticamente tutto. Attualmente collabora con Ciro Ferrara per portare gli Under 21 azzurri alla conquista dell’Europeo, ma la Juventus continua a seguirla da vicino, perché tanti anni di militanza non possono di certo essere cancellati dal tempo. Ecco l’intervista esclusiva concessa al settimanale ‘CalcioGp’.\r\n\r\nAngelo, iniziamo con una domanda un po’ “curiosa”. E’ vero che durante la tua adolescenza allenavi la presa nelle mani cercando di prendere i pesci nei ruscelli?\r\n“E’ un’usanza di Blera, il paese dove sono nato (in provincia di Viterbo ndr). Non c’entra niente con il calcio… Neanche con il ruolo di portiere. Quella della pesca è solo una passione, tutto qui. Chi non conosce questo tipo di realtà locale magari tende ad associare le due cose, ma non c’è assolutamente nessun collegamento”. \r\n\r\nApprodi a Torino nel 1991. Inizialmente sei la riserva di Tacconi poi dopo alcune strepitose apparizioni in Coppa Italia diventi titolare fisso. Quando hai percepito la cosiddetta svolta per la tua carriera?\r\n“Ho iniziato a giocare con continuità in Coppa Italia. Questa competizione ha rappresentato una vetrina importante per lo sviluppo della mia carriera. La prima da titolare contro l’Inter (12 febbraio 1992 ndr) penso sia stato il momento clou. Da lì in poi è stato tutto un crescendo, con il rigore parato in semifinale a Baresi (15 aprile 1992 ndr) e la presenza in campo dal primo minuto anche in campionato (18 aprile 1992 Roma-Juventus ndr)”.\r\n\r\nSei stato allenato da due grandi maestri in bianconero, Trapattoni e Lippi. Che differenze hai notato tra loro?\r\n“Il Trap è un grande psicologo, riesce a tirare fuori sempre il meglio da ogni giocatore. Il suo era un calcio meno tattico. Motivava costantemente il gruppo, formato da grandi campioni, e aveva una grandissima voglia di vincere. Con Lippi c’era invece più tatticismo, in generale il modo di intendere il calcio era cambiato. La voglia di vincere però è rimasta la stessa, i risultati sono sotto gli occhi di tutti…”.\r\n\r\nA proposito di risultati, hai conquistato tutto quello che c’era da vincere. Ma come in ogni percorso di vita qualche rimpianto c’è sempre, figuriamoci nello sport. Se dovessi scegliere il tuo momento più bello e il rimpianto più grande vissuti alla corte di Madama cosa ti viene subito in mente?\r\n“Le vittorie più belle sono quelle di Roma e Tokyo. Momenti indimenticabili, il giusto premio ad un gruppo formato da veri uomini prima ancora di essere campioni in campo. Le delusioni più grandi sono legate alle due finali di Champions perse, contro Borussia e Real Madrid. Brucia di più la sconfitta con i tedeschi dove eravamo strafavoriti. Purtroppo non abbiamo interpretato la gara nella giusta maniera. Avevo pure sentito dire che pagavo in campo il fatto di aver sostenuto un viaggio aereo in Italia per la nascita di mia figlia. Cavolate. Sul terzo gol di Ricken ho fatto un errore di posizione, altro che stanchezza”.\r\n\r\nFabio Pecchia in esclusiva a Calcio Gp ti ha definito il vero leader di quell’Invincibile Armata. Tu invece chi “nomini”?\r\n“Il gruppo, nessuno escluso. C’erano tanti leader, si agiva costantemente nell’interesse collettivo. Cercavamo continuamente di migliorarci, non eravamo mai sazi. Non si dipendeva dalle giocate di un singolo, è il singolo che si esaltava attraverso il lavoro dei compagni”.\r\n\r\nLasci la Signora nell’estate del 1999, seguendo Marcello Lippi all’Inter. Pensavi che il tuo ciclo all’ombra della Mole fosse giunto ai titoli di coda?\r\n“Non avrei mai voluto lasciare la Juve, sarei rimasto a vita. Purtroppo sono sorte alcune divergenze con la dirigenza per il rinnovo di contratto. Mi avevano proposto un tipo di accordo legato per certi versi alla pubblicità, io invece volevo più garanzie. Nel frattempo mi ha contattato Lippi chiedendomi se ero disponibile a seguirlo all’Inter per continuare insieme un determinato progetto e ho accettato. Ma ripeto, non ho mai considerato chiusa la mia esperienza juventina. Qui ogni anno è possibile aprire un ciclo, non si finisce mai. Purtroppo anche nelle cose più belle della vita accadono improvvisamente piccoli incidenti di percorso”.\r\n\r\nIn queste ultime due stagioni la Juventus ha offerto ai propri tifosi uno spettacolo indecoroso sul rettangolo di gioco. Perché si è caduti così in basso?\r\n“Questa società paga ancora l’onda lunga di Calciopoli. E’ stato distrutto un capitale economico, sociale e umano importante. Non è facile ricostruire in tempi brevi. Dopo alcuni anni per così dire di assestamento ora è arrivato il momento di ritornare ad essere la vera Juve. I tifosi hanno sopportato abbastanza, mi auguro che presto riassaporino il gusto della vittoria. Hanno dimostrato tanto attaccamento alla squadra in questi ultimi anni difficili”.\r\n\r\nTi soddisfano al momento gli acquisti fatti? Consideri Pirlo ancora un top player?\r\n“Sono stati fatti acquisti mirati, funzionali al gioco dell’allenatore. Per quanto riguarda Pirlo il suo valore non si discute, ha ancora tanto da dare sia per la Juventus che per la Nazionale. Mancava in squadra un giocatore con le sue caratteristiche, uno in grado di tenere palla a centrocampo addormentando il gioco. Scelta azzeccata”.\r\n\r\nIl probabile arrivo di Giuseppe Rossi secondo te è da considerarsi come la classica ruota di scorta dopo il fallito tentativo di accaparrarsi Aguero?\r\n“Aguero non l’ho mai visto giocare dal vivo, Rossi sì. Ed è uno di quelli in grado di far compiere un sostanzioso salto di qualità a un team di alto livello come la Juve. Farebbe la differenza ovunque, magari arrivasse…”.\r\n\r\nParliamo ora di Farsopoli. Che idea ti sei fatto in generale su questa sempre più grottesca vicenda? Cosa ti senti di rispondere al famoso coro “Vinciamo senza rubare”?\r\n“Hanno indicato Moggi come il principale colpevole. Sinceramente è impensabile che potesse fare tutto da solo. C’è tanta gente che parla pur avendo gli scheletri nell’armadio. Capello aveva nelle mani una delle squadre più forti di tutti i tempi e non aveva certo bisogno di aiuti per vincere. In merito al coro, lascia il tempo che trova. La Juventus è il club più vincente d’Italia e i successi ottenuti in quasi centoquattordici anni di storia non penso siano frutto del caso…”.\r\n\r\nSoffermiamoci sulla figura di Luciano Moggi. Esprimi un tuo personale giudizio sul Direttore.\r\n“E’ stato un po’ croce e delizia di tutto il calcio italiano. Secondo me chi ha avuto a che fare con lui non può parlarne male. Era a completa disposizione, toccava gli argomenti giusti al momento giusto. Non ti faceva mancare mai niente”.\r\n\r\nIl presidente Agnelli sta facendo di tutto per riportare la sua creatura ai livelli che le competono. Hai fiducia in lui?\r\n“Mi ricordo quando veniva insieme al padre ai nostri allenamenti. E’ determinato, volitivo e ci mette prima di tutto tanta passione. E’ sulla buona strada, l’esperienza non gli manca avendo già fatto parte di altri Consigli di Amministrazione. Lasciamolo lavorare, sono sicuro che farà bene. Ho fiducia nel suo progetto”.\r\n\r\nConosci bene Antonio Conte, compagno di tante battaglie. E’ pronto per guidare il club più blasonato d’Italia o avresti puntato su un tecnico con maggiore esperienza?\r\n“Antonio ha tutti i presupposti per fare una grande stagione. Ha dimostrato di essere un vincente, ha fatto la giusta gavetta in provincia e in tal senso le promozioni ottenute a Bari e Siena lo dimostrano. Adesso merita questa grande chance. Trasmetterà al gruppo la sua mentalità, il suo spirito battagliero, la sua voglia di non mollare mai che lo contraddistingueva in campo. Gli faccio un grosso in bocca al lupo”.\r\n\r\nAttualmente collabori con Ciro Ferrara nella Nazionale Under 21. Accetteresti in futuro un ruolo nel settore giovanile bianconero se ti dovesse pervenire una proposta da Corso Galileo Ferraris, come è appena avvenuto con un certo Fabrizio Ravanelli?\r\n“Ho un contratto fino al 2013 con l’Under 21. Con Ciro stiamo facendo un bel lavoro. Al momento non ho ricevuto nessuna proposta. In futuro si vedrà, sono abituato a vivere alla giornata”.