Juventus: Vinovo e le falde acquifere che alimentano la paura di farsi male
Non deve essere un alibi ma è una dato inconfutabile che, dal 2006, anno in cui la Juventus ha cominciato ad allenarsi nel centro sportivo di Vinovo, il problema infortuni è diventato serio. A parte la prima stagione di Claudio Ranieri (2007-08), le altre tre annate e mezzo (2006-07, 2008-09, 2009-10 e 2010-11) sono state fortemente caratterizzate da guai muscolari che, a rotazione, hanno colpito i giocatori. Per carità, anche molte altre società sono incappate in stagioni di grandi emergenze, ma alla Juventus è diventata ormai una costante. Che, tra l’altro, ha condizionato anche l’andamento della squadra perché da Ranieri a Ciro Ferrara, Alberto Zaccheroni e Luigi Del Neri, i tecnici sono stati costretti a utilizzare giocatori fuori ruolo o attingere ampiamente dalla Primavera per far fronte alle numerossime defezioni. \r\n\r\nIn un primo tempo erano finiti sotto accusa i metodi del preparatore atletico, ma avendone, in questo arco di tempo, cambiati cinque (Antonio Pintus, Riccardo Capanna, Andrea Scanavino, Eugenio Albarella e Roberto De Bellis), molti dei quali professionisti affermati, e avendo riscontrato con tutti gli stessi problemi, è chiaro che il problema non era legato al loro sistema di allenamento.\r\n\r\nPoi nel mirino è finito il clima: a Vinovo ci sono temperature più basse rispetto a Torino mentre la percentuale di umidità è maggiore. Ciò implica anche una presenza massiccia, nel periodo invernale, della nebbia. Non esistono però studi scientifici che dimostrano come, la differenza di un paio di gradi, possa incidere in maniera così significativa sui problemi fisici dei giocatori. I quali, però, lo sentono fortemente come dilemma e si interrogano sulle motivazioni senza, tuttavia, trovare soluzioni.\r\n\r\nAltro dato oggettivo, e in questo caso non senza responsabilità, è la tenuta dei campi di allenamento, sotto i quali – a quattro metri di profondità pare ci siano delle falde acquifere. Ciò determinerebbe la presenza di un terreno molto più umido – e quindi pesante con conseguenze dirette sulle articolazioni e sui muscoli dei giocatori. L’anno scorso, poi, è emerso che la pesantezza dei campi di allenamento era anche dovuta a un difetto in fase di drenaggio dei campi: alcune tubature non permettevano lo scolo e dunque lo smaltimento dell’acqua nel laghetto all’interno del centro. Un inconveniente sul quale la società è intervenuta, ma gli effetti non si sono risolti.\r\n\r\n(Credits: ‘Tuttosport’ – L’articolo integrale lo trovate nell’edizione odierna del quotidiano sportivo torinese)