UE, sentenza shock: uno Stato può vietare le esclusive delle pay TV
Uno Stato può vietare la trasmissione in esclusiva su pay tv dei mondiali o degli europei di calcio. E’ quanto stabilisce una sentenza del Tribunale della Ue, per il quale di fronte a questi “eventi di particolare rilevanza pubblica” deve prevalere il diritto all’informazione e la possibilità per tutti di accedere liberamente alle partite. Tutto nasce da un ricorso di Fifa e Uefa contro la Commissione europea, che aveva dato ragione a Belgio e Regno Unito sul divieto di trasmettere le partite dei due prestigiosi tornei solo sulle Tv a pagamento. Ricorso che i magistrati Ue hanno respinto.\r\nNella sentenza si spiega come il legislatore di un Paese può decidere la trasmissione in chiaro non solo degli incontri dei Mondiali e degli Europei definiti ‘prime’ (partita inaugurale, semifinali, finali e le partite della squadra nazionale di quel Paese), ma anche tutti gli altri del torneo (definiti ‘non prime’). Questo perché gli incontri ‘non prime’ rappresentano “eventi unici”, che suscitano un interesse enorme nel pubblico anche per l’incidenza che possono avere sull’andamento generale della competizione. Del resto, dati di ascolto alla mano, i magistrati Ue sono giunti alla conclusione che anche gli incontri ‘non prime’ “attirano un numero rilevante di telespettatori, di cui una parte considerevole non è interessata normalmente al calcio”. In Italia la Rai non ha più il monopolio di Mondiali ed Europei di calcio. I diritti Tv dei Mondiali 2006 e 2010, svoltisi in Germania e Sudafrica, sono stati acquistati dalla pay tv satellitare Sky Italia e in parte rivenduti alla Rai. Grazie all’ultimo accordo con la Fifa, Sky Italia potrà trasmettere anche tutte le gare dei Mondiali del 2014 in Brasile, cedendone ancora una volta una parte alla Rai. La decisione del Tribunale Ue potrebbe dunque costituire un precedente rischioso per il futuro del sistema dei diritti televisivi dei massimi tornei per squadre nazionali. La vendita di tali diritti di trasmissione, infatti, costituisce una fonte rilevante degli introiti di Fifa e Uefa. Anche se per i magistrati europei gli effetti di una decisione che obblighi la trasmissione in chiaro delle partite “non azzerano il valore commerciale di tali diritti, visto che la Fifa e l’Uefa non sono obbligate a cederli a qualunque condizione“. Ora le due associazioni hanno due mesi di tempo per ricorrere contro la decisione presso la Corte di giustizia europea.\r\n\r\nCredits: ANSA\r\nFracassi Enrico\r\n\r\n