Mourinho: “La squalifica? Un’altra medaglia sul mio petto”
“C’è un regolamento per Josè Mourinho ed uno per gli altri allenatori. Ciò che possono fare loro a me non è permesso. La sanzione nei miei confronti è storica“. Così Josè Mourinho commenta la squalifica di due giornate (una con la condizionale) comminatagli dall’Uefa per le sostituzioni pilotate durante il match di Champions tra Real Madrid e Ajax. “C’era molta gente che mi aspettava al varco? – continua Mourinho – Mia nonna è morta molti anni fa, ma ricordo tante cose che mi diceva quand’ero piccolo: una era che se la gente ti invidia devi essere felice e non preoccupato. A me succede esattamente questo. Queste non sono sanzioni ma medaglie: io non posso uscire dall’area tecnica e altri sì. Io non posso raccogliere un pallone destinato a un avversario e altri sì. Io non posso parlare al quarto arbitro e altri sì. Tutte queste per me sono medaglie, va bene così“. Insomma, la teoria del complotto, più volte sbandierata durante la sua permanenza in Italia, non è tramontata con il suo trasferimento in Spagna.\r\nCambiare atteggiamento? Lo ‘Special One’ non ci pensa proprio: “Io sono io, nel bene e nel male – risponde Mourinho –. Uno non può cambiare la propria identità, e deve restarle fedele: io la penso così“.\r\nPoi qualche battuta sulla ‘manita’ incassata dal Barcellona nell’ultimo turno della Liga: “Negli spogliatoi del Camp Nou ho parlato con i giocatori per tre-quattro minuti, poi non l’ho più fatto, la partita è finita lì. Se mi fossi ritirato dopo aver vinto la Champions non avrei avuto problemi. Ma visto che sono qui e che voglio continuare ad allenare certe sconfitte possono arrivare. Il calcio è così: se io ho fatto 3-4 gol al Barcellona in passato può succedere che loro me ne facciano cinque. Loro sono stati con le orecchie bassissime dopo l’eliminazione dalla Champions, ora le hanno rialzate. Se uno fa parte per molti anni del mondo del calcio, è normale non vinca sempre: il calcio è un boomerang, va e torna“.