È normale che il PM di Calciopoli se la spassi con Moratti e Zanetti?
Non sarà sfuggito ai lettori che seguono le vicende di Calciopoli un episodio, chiamiamolo anomalo, che ha trovato spazio (risicato) sui media. Protagonista in prima battuta il pm del processo di Napoli, Giuseppe Narducci, che incontriamo non nella sua veste professionale, ma come autore di una prefazione di un libro sui mondiali di calcio che si svolsero in Argentina nel ’78. Autore della prefazione, ma anche di un’intervista al capitano dell’Inter Javier Zanetti e con il merito di aver fatto tradurre il libro in italiano. Presente dunque in pompa magna alla presentazione a Roma, una cosa che appare anomala e i commenti in questo senso ci paiono esemplificati dal blog Camillo di Christian Rocca che con la sua penna mordace scrive che «il pm di Napoli, Narducci, quello del processo alla Juventus di Moggi, non si capisce bene per quale motivo abbia intervistato Javier Zanetti, il supercapitano della squadra multi campione proprio grazie alle inchieste della procura di Napoli».\r\nMa questa è solo la prima parte, la seconda ancora più anomala, viene dall’improvvisa apparizione, durante la conferenza stampa, del presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Il patron nerazzurro lascia in tutta fretta Milano e si proietta a Roma, dovenon era stato neppure invitato. Ora quale poteva essere il motivo di questa presenza, se non l’intenzione di incontrare il pm di Calciopoli? Non è stata certamente una cosa eticamente corretta, se ne è reso conto anche l’articolista di Repubblica che nel resoconto dell’evento non ha potuto esimersi dall’annotare che la presenza di Moratti avrebbe prestato il fianco a “dietrologie”, evidenziando i “saluti calorosi” intervenuti tra i due, e proseguendo infine “poi via insieme in ascensore e nulla di più”. Quel “nulla di più” voleva sgombrare il campo dalle dietrologie, ma chi glielo aveva assicurato all’articolista che non c’era niente di più, sapeva cosa si erano o si sarebbero detti?\r\nGuardiamocomunque la cosa anche dalla parte di Narducci. Il pm del processo di Napoli sa perfettamente della possibilità di una chiamata di Moratti nel processo come teste indicato dalla difesa Moggi. Ed è normale che il pubblico accusatore interloquisca con una persona, prossima ad essere convocata nel processo? Non c’entra Narducci? Ha fatto tutto Moratti, irrompendo nella conferenza e provocando l’incontro? Benissimo, in tal caso ilpmdoveva limitarsi a un saluto molto formale (non “caloroso”) e meno che mai doveva lasciare la sede della conferenza insieme a Moratti, accomodandosi in ascensore.\r\nA questo punto non si può dar torto a quel sito juventino (“Giù le mani dalla Juve”) che commenta risentito «non si fa nulla, neanche per salvare le apparenze». Va detto d’altrondeche il pm Narducci non è nuovo ad iniziative anomale: in una sua recente intervista, ha detto che il mondo del calcio è popolato da ipocriti, rivolgendo poi il suo pensiero, quasi riverente, verso Carlo Petrini, quasi fosse, quest’ultimo, il solo ad avere il coraggio di parlare (per dire menzogne). Ha brillato per la sua presenza alla presentazione dei libri del Petrini stesso, tra cui “Calcio nei coglioni”, vendite 0 regalati 5. Per chi non lo conoscesse, Carlo Petrini è un ex giocatore, implicato (e condannato) nel calcio scommesse del passato.\r\nL’anomalia della situazione appare anche da un piccolo passo indietro che facciamo. Il 3 aprile di quest’anno, subito dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche “sfuggite” tra il designatore Paolo Bergamo e Massimo Moratti, la Procura (ma si parla di “fonti interne ad essa”) non si è preoccupata nemmeno di valutare con attenzione le nuove telefonate, o attendere quelle che sarbbero arrivate, ma ha dato la sua “sentenza”, parlando di “un’opera di disinformazione allo stato puro”. Dunque, con sicurezza (apparente) basata sul niente, sibila il parere (di parte), e meno male che non è la Procura a fare il giudice. Ha un significato il fatto che quelle telefonate riguardavano l’Inter, un club forse di intoccabili?\r\nAggiunta finale: all’indomani dell’incontro di Roma Moratti, evidentemente ringalluzzito dalla presentazione del libro, parla con la Gazzetta dello “scudetto 2006” scippato alla Juve, e la sua difesa è più ferma che mai nel volerlo tenere ad ogni costo e considerarlo suo. Chissà cosa deve aver pensato in quel momentoFabio Capello, lui cheha sempre detto di sentire suo quel titolo, conquistato sul campo.\r\n\r\n(Di Andrea Valle per ‘Libero’)