Riccardo Abrate svela i segreti del nuovo stadio Juve
Da agosto il cielo torinese avrà due ospiti in più: i due pennoni che si ergeranno dall’esterno delle curve e sosterranno la copertura dell’impianto. «Un’operazione lunga, che sarà iniziata a luglio e completata un mese dopo», a spiegarlo è Riccardo Abrate, responsabiledel progetto stadio e dei beni immobili della Juventus. Alti quasi 90 metri (30 più dei precedenti piloni del Delle Alpi), i due pennoni sono composti da quattro elementi d’acciaio, con una sezione triangolare superiore ai 4 metri, che saranno saldati insieme e poi trasportati là dove saranno issati. «La base sarà poggiata su sfere che permetteranno alle due gambe del pilone di ruotare su se stesso, condizione necessaria per poterlo alzare – sottolinea Riccardo Abrate -. La punta dei due pennoni sarà da una parte agganciata a terra con cavi d’acciaio che fungeranno da tiranti e dall’altra collegata con le quattro funi (erano 56 nel vecchio Delle Alpi, ndr) che sorreggerranno il tetto dell’impianto. Per capire l’imponenza della struttura è sufficiente fornire un dato: gli sforzi in gioco per il sollevamento della copertura ammontano a 3 mila tonnellate».\r\nUna volta terminato, il nuovo stadio bianconero avrà una copertura unica al mondo per tipologia. «Ha la medesima tecnologia dei ponti strallati, nei quali l’impalcato è retto da una serie di cavi (gli stralli) ancorati a piloni di sostegno. In genere, la copertura di uno stadio poggia su qualcosa: per esempio, nel caso di San Siro, su quattro torrette. Qui, invece, resta sospesa».\r\nIl materiale usato per la copertura è una membrana in PVC, versatile e leggera, che permette alla luce di filtrare parzialmente, è impermeabile e resistente, tanto da poterci camminare sopra. La superficie delle pareti esterne non sarà unica, ma composta da lamiere di alucobond. «Si tratta di pannelli in alluminio, un po’ bombati, che possono assumere una tonalità diversa a seconda dell’illuminazione dei raggi solari» conclude Abrate.\r\n\r\n(Credits: Tuttosport)