L’ex Juventus distrutto dalla malattia: il racconto della sofferenza quotidiana | Vede più i medici che la famiglia

Una formazione della Juventus degli anni '80 - Foto Instagram - Jmania
Una formazione della Juventus degli anni ’80 – Foto Instagram – Jmania

L’ex campione della Juventus e la sua lenta riabilitazione dopo la malattia, continua a frequentare gli ospedali, il racconto

Negli anni ’80 la Juventus aveva in rosa alcuni dei migliori giocatori dell’epoca, titolari con le proprie Nazionali e pronti a contendersi il titolo di quello che era il campionato più competitivo del Mondo. In rosa c’era anche un portiere che si è fatto notare anche con la maglia dell’Italia e che, una volta appesi i guantoni, ha sempre mostrato simpatia e competenza nelle sue analisi calcistiche.

Per questo motivo anche i tifosi delle squadre avversarie sono rimasti dispiaciuti per ciò che gli è accaduto due anni e mezzo fa, quando durante un evento benefico ad Asti, ha sentito un forte mal di testa ed è svenuto.

Da quel momento, in compagnia del figlio, è stato portato in ospedale, con un’operazione d’urgenza a causa di un aneurisma cerebrale, un intervento che ha evitato un triste epilogo e che oggi può raccontare con il sorriso.

Ha voluto scrivere un libro autobiografico, per descrivere come sia difficile parare i tiri della vita. A Novella 2000 ha raccontato il percorso verso la guarigione che è ancora in corso.

L’ex juventino e il grave problema di salute

Lui è Stefano Tacconi che spiega le sue condizioni fisiche: “Nel complesso devo dire che sto bene. Ho ancora qualche problema alla gamba destra, che mi obbliga a camminare con una stampella, ma sto lavorando con la fisioterapia“.

Racconta poi del sostegno della famiglia: “Mi sono stati tutti vicini dal primo momento. Ho voluto fortemente una famiglia e la sorte me ne ha regalata una grandissima. Loro mi hanno dato la cura migliore di tutte, il loro affetto”.

Tacconi in tribuna - Foto Lapresse - Jmania
Tacconi in tribuna – Foto Lapresse – Jmania

Il periodo in ospedale e la riabilitazione che prosegue

Ai microfoni di Tuttosport racconta invece il periodo vissuto in ospedale: “Non sono stato un paziente modello. Scappavo con la carrozzina, mi hanno trovato al quarto piano senza capire come ci fossi arrivato. A volte mi legavano al letto, col medico ci siamo scontrati un po’, ma il suo apporto è stato fondamentale“.

Racconta di dover fare ancora ginnastica riabilitativa e dover frequentare gli ospedali ma è certo di essere sulla strada giusta per tornare in un buono stato di salute. Di recente è stato anche in televisione, alla Domenica Sportiva.