Sto malissimo, ho bisogno dello psicologo | Roma, il top player è in lacrime: vittima della pressione
La pressione gioca un brutto scherzo al top player della Roma, giocare in un club come quello dei giallorossi è una delizia ma anche una croce
Ci sono squadre di calcio che dispongono di un tifo talmente caloroso che la pressione si percepisce in modo spiccato e non sempre è facile gestirla. La Roma è una di queste, dove i colori giallorossi costituiscono una vera e propria fede, con il pubblico delle grandi occasioni e un’attaccamento alla maglia che va oltre i risultati ottenuti.
In questo contesto, soprattutto i giocatori più talentuosi sono caricati di responsabilità e l’amore che la gente dimostra nei loro confronti a volte non è sufficiente per vivere sereni.
Paulo Dybala ha deciso di restare nella Capitale, rifiutando un ingaggio faraonico offerto lui dagli sceicchi, proprio per l’affetto che la curva ha riposto verso di lui che ha trovato una maggiore continuità a livello di prestazioni da quando ha lasciato la Juventus.
Il fantasista argentino ha dichiarato che Roma è una piazza che ti dà tanto ma ciò che i tesserati ricevono deve comportare il massimo impegno e un rendimento all’altezza delle aspettative.
Lo stress era eccessivo, è stato reso necessario l’aiuto dello psicologo
Un ex romanista è stato intervistato da Cronache di Spogliatoio, entrando nei dettagli dei difficili trascorsi in giallorosso, quando era stato allenato da Luciano Spalletti. Ha allenato la Primavera dell’Inter e ha vinto il Triplete con i nerazzurri nel 2010.
Lui è Cristian Chivu che ha raccontato di avere avuto bisogno dello psicologo: “Mi ero creato una corazza, ero io contro di me contro il mondo. La sfida è sempre stata quella di cercare soluzioni nonostante le difficoltà senza mai chiedere aiuto. Poi ho avuto bisogno di aiuto perché da solo non riuscivo a uscire da quella situazione, a quel punto ho chiesto aiuto a uno psicologo”.
L’ex Roma vittima di un’ingiustizia e non è riuscito a gestirla
Tutto nasce da una sbagliata interpretazione da parte dei giornalisti, che hanno titolato che avrebbe voluto trasferirsi alla Juventus, dove era diventato allenatore Fabio Capello: “Andavo in campo ed ero fischiato da 80mila persone. Mi lussai un alluce a Genova contro la Samp, ero fermo con le stampelle. Si giocava l’ultima prima della sosta natalizia contro il Chievo. Spalletti mi chiese se potevo giocare perché non aveva più difensori, gli dissi che per lui l’avrei fatto ma che avevo bisogno di infiltrazioni. E lì venni fischiato, ho pianto per l’ingiustizia“.
Una confessione a cuore aperto: “Poi in quel periodo facemmo undici vittorie di fila culminate col derby e a quel punto hanno dimenticato tutto. Ma io in quel periodo andavo dallo psicologo, a fine partita vomitavo per lo stress e per l’ansia, non riuscivo a uscirne e ho chiesto aiuto“.