Buffon, la confessione: “Ecco chi ho rifiutato per la Juventus”
In una lunga intervista Buffon svela alcuni retroscena di mercato legati alla sua permanenza alla Juve e al rifiuto di alcune big.
19 anni, 685 presenze e 23 trofei non si scordano facilmente. Gigi Buffon è una delle leggende della storia della Juve e anche se ora non scende più in campo e rappresenta la Nazionale il pensiero, spesso, torna lì.
Il ritiro la scorsa estate, dopo altri due anni al Parma in Serie B. E ora il ruolo di team manager dell’Italia, al fianco di Luciano Spalletti. All’orizzonte c’è Euro 2024, da giocarsi da Campioni in carica.
E Buffon, in una lunga intervista a Repubblica, ha avuto modo di parlare di Italia e di Juve, svelando anche alcuni retroscena di mercato.
Buffon: “Ho rifiutato Barcellona e Roma per la Juve”
Buffon ha parlato di Juve, svelando in particolare alcuni retroscena di mercato che lo hanno portato a rifiutare proposte importanti pur di vestire la maglia bianconera: “Quando ero al Parma potevo andare alla Roma. Era tutto fatto nel 2001, così come con il Barcellona. Però poi ho deciso di andare alla Juve. E poi nel 2005 c’è stata una grandissima squadra straniera che mi voleva, ma ho rifiutato. Da giovane ero fatto per una piazza del sud tipo Roma o Napoli, poi però mi hanno guidato mio padre e il mio procuratore verso Torino. E la Juve mi ha permesso di trovare l’equilibrio“.
Con la Roma il flirt è stato doppio: “Nel 2011 mi chiamò Montali. Qualcosa con la Juve si era rotto. Però poi arrivò Conte e impose la mia permanenza. Nel 2019 invece, quando lasciai il PSG, prima di tornare alla Juve stavo per andare al Porto. Avevo già anche controllato i voli. E poi potevo andare anche all’Atalanta, due volte. La seconda avevo deciso, ma feci una riunione con Paratici e Pirlo e Andrea mi disse: “È il primo anno che alleno, sono venuto perché mi hanno detto che c’eri anche tu”. Non potevo rispondergli diversamente”.
“Voglio un ruolo operativo”
Buffon poi è passato all’argomento post ritiro: “Il primo anno da non calciatore l’ho vissuto bene, credo di aver riempito i vuoti nel modo più proficuo possibile. Futuro? Voglio un ruolo operativo, non mi piace essere passivo. Direttore sportivo o dirigente, ma devo sentirmi all’atezza della posizione”.
Infine, un aneddoto su Antonio Cassano: “È sempre stato un fuoriclasse, ci siamo divertiti da morire ai Mondiali e agli Europei insieme. Però gli dicevo: “Meno male che dura solo un mese, tenerti un anno così è dura”. Ho vissuto solo la parte bella di Antonio”.