Sognavo di giocare con Iniesta, mi sono ritrovato con Locatelli | Il talento aveva altri piani: ora è scontento cronico
Sognava di avere compagno di squadra Iniesta e si è dovuto accontentare di Locatelli, per il giocatore juventino una delusione continua
Il centrocampo è il reparto che necessita di maggiori rinforzi in vista della prossima stagione per la Juventus. La mediana vede un mix di giocatori d’esperienza e profili giovani che si stanno integrando ma che fanno fatica a essere incisivi in fase offensiva e a costruire con velocità l’azione, con un deficitario fraseggio di palla.
Due pesanti assenze per squalifica hanno inciso sul tasso tecnico in mezzo al campo juventino. Paul Pogba era l’uomo che potenzialmente doveva alzare l’asticella mentre Nicolò Fagioli era chiamato alla consacrazione dopo una prima positiva stagione in bianconero.
Dopo l’exploit degli anni ’10 il tasso qualitativo del centrocampo è calato e Adrien Rabiot, tra i più continui nelle prestazioni, potrebbe decidere di andarsene al termine di questo campionato, come ha lasciato trapelare dal ritiro della sua Francia.
Un altro che potrebbe fare questa scelta è Fabio Miretti. Il 21enne ha rilasciato un’intervista al The Athletic e ha svelato alcuni interessanti retroscena sulla trafila fatta con la maglia della Juventus, che veste da quando aveva solo otto anni.
Il primo provino e il modello di calciatore per Fabio Miretti
Si ricorda benissimo il primo provino: “Sono andato con una maglia del Barcellona con il nome di Xavi sul retro. È stato un regalo. I miei primi ricordi di quel giorno sono legati a quella maglia“.
Non ha invece dubbi sul giocatore al quale si è sempre ispirato: “Marchisio è stato il mio modello. Tutti volevano emularlo. Era successo per lui, De Ceglie e Sebastian Giovinco. Ma non è successo a molti giocatori. Speravi di essere uno dei pochi ad essere in prima squadra, lo vedevi come un sogno“.
La Juventus e l’attenzione rivolta al settore giovanile con la Next Gen
Dichiarazioni anche sull’investimento che i bianconeri stanno portando avanti con il proprio settore giovanile, i primi in Italia ad avere inaugurato l’Under 23: “La Juve è arrivata a capire che non importa quanto vinci, ma conta quanto i giocatori sono pronti a giocare in campionati “veri” e quanto presto possono fare il salto. Nell’anno in cui ero con la Primavera giocavo anche con la Next Gen a volte“.
La differenza rispetto alla Primavera è palpabile in Lega Pro: “In Serie C è tutto più veloce e fisico. Avevo 17 anni a quel tempo, e lì si gioca con ragazzi molto più grandi e forti“.