Juve, quanti rimorsi: “È mancato il coraggio” | Il campione poteva essere tuo

I giocatori di Tottenham e Manchester United in azione durante la partita di Premier League al Tottenham Hotspur Stadium. 19 agosto 2023 (© AnsaFoto)

L’agente svela il motivo per cui il suo assistito giochi in Premier League adesso, nonostante il corteggiamento dei bianconeri.

Investire sì, ma con cognizione di causa e in modo virtuoso. Quando fu inaugurata l’era Andrea Agnelli nell’ormai lontano 2010, l’idea alla base era di costruire qualcosa di importante, non solo in termini di risultati, per riportare la Juventus ai vertici del calcio europeo. L’obiettivo era rendere il club competitivo anche dal punto di vista economico, e per farlo bisognava ragionare in modo diverso rispetto a chi poteva permettersi, come accaduto a Madrid dodici mesi prima, di acquistare nella stessa sessione di mercato Cristiano Ronaldo, Karim Benzema e Ricardo Kaká.

Il piano inizialmente stava funzionando. Grazie alla bravura di Beppe Marotta e Fabio Paratici, i bianconeri riuscirono ad avviare un ciclo di vittorie in campo nazionale e, allo stesso tempo, accrescere di pari passo i ricavi strutturali – grazie anche al nuovo stadio, qualcosa che gli ha permesso di creare un netto divario tra sé e le competitor italiane.

L’aumento del blasone e la volontà di trionfare in Europa, però, hanno portato pian piano la società a perdere di vista il senso della misura, aumentando troppo la voce dei costi. A cavallo tra il 2019 e il 2021 il monte ingaggi lordo è si è attestato attorno ai 300 milioni, una cifra ben superiore al 70% dei ricavi – un parametro che viene indicato per stabilire la virtuosità di un club – e assolutamente incompatibili dopo la tremenda mazzata del covid.

Le conseguenze sono state un vantaggio, economico e competitivo, dilapidato nell’arco di pochissimi mesi e una sostanziale scomparsa dall’Europa che conta.

Obiettivo sfumato

A livello di calciomercato, la ripercussione principale si è vista in termini di «potenza di fuoco», praticamente annullata nell’immediato. La Juventus è riuscita ad operare in questi ultimi anni grazie a dei pagherò – prestiti con obbligo di riscatto di Chiesa, Kean e Locatelli – e con i corposi aumenti di capitale della proprietà, che a ottobre hanno raggiunto quota 700 milioni.

E così, diversi obiettivi della dirigenza bianconera sono andati perduti, soffiati dalle dirette concorrenti o da squadre con più disponibilità: uno di questi è Destiny Udogie.

Destiny Udogie del Tottenham (a destra) protegge il possesso durante la patita di Premier League contro il Chelsea. 6 novembre 2023 (© AnsaFoto)

Rimpianto

Fabio Paratici aveva seguito da tempo l’esterno dell’Udinese e non appena è atterrato a Londra lo ha inserito nella lista degli acquisti. L’accordo è arrivato l’estate successiva, nel 2022, per la cifra di 25 milioni di euro (18 parte fissa e 7 di bonus). Adesso che brilla in Premier League, valorizzato ad un allenatore come Postecoglu – e considerando che la Juventus ha basato la propria identità sul 3-5-2 – si può definire Udogie un vero e proprio rimpianto.

Negli ultimi giorni Stefano Antonelli, suo agente, ha parlato ai microfoni di TMW del motivo per cui uno dei migliori giocatori italiani giochi all’estero: «[…] Con quello che sta facendo non ha un prezzo definito ma parlammo con la Juventus, con il Milan, con l’Inter… Destiny piaceva a tutti, tutti lo avrebbero voluto ma in quel momento non c’era lo slancio per definire questa operazione. Non investiamo sugli italiani è un luogo comune capitato anche a Udogie».